Galimberti e la sua «nave dei folli»

Luciana Baldrighi

Figure, schegge di elementi della modernità con un non so che di carnascialesco come i pittori olandesi erano abituati a fare, tuttavia disincantato e ironico è il palcoscenico dipinto da Carlo Adelio Galimberti le cui opere sono esposte alla Galleria Ponte Rosso di via Brera 2 fino al 15 novembre.
A Flaminio Gualdoni, che ha scritto il testo critico che accompagna la mostra, le opere di Galimberti ricordano il libro di Gregory Norminton che fa della «Nave dei folli» una struttura teatrale fatta di «viaggiatori stazionari» che stanno «ammazzando il tempo», ognuno di loro, per paura del silenzio, racconta storie incredule di naufraghi.
Il ciclo di tele si dipana lungo le pareti della galleria di Nanda Consonni, figure legate anche al mare: lo stesso «La nave dei folli» dipinto da Bosch e successivamente da Delacroix assume per Galimberti toni stravaganti. «La nave che trasportava quei personaggi insensati andando alla deriva con il suo equipaggio, esposta ai flutti quanto al ludibrio della gente che ne tollerava l’approdo - spiega l’autore - oggi non è più dei folli: se gli uomini del tardo medioevo la stipavano di alienati per ritrovare nello specchio di casa un’immagine dai contorni ragionevoli, adesso non è più la follia della vita a insidiare il senso della resistenza, come ancor prima la morte in trionfo, ritroviamo quella nave, la chiglia in secca, nel cuore delle nostre città». Tra i quadri della mostra, tutti olii su tela tranne tre acrilici, risaltano sotto il titolo sempre della «nave dei folli» quadri come navi, personaggi mitologici, oggetti della modernità che riportano a Turner, David, Dante Gabriele Rossetti con i loro uomini nudi, eroi senza tempo, donne dai volti e dai manti classiche, draghi, maschere carnevalesche, battaglie navali, giornali e oggetti della quotidianità come lattine di birra, bottiglie di vino che galleggiano e gabbiani alla Jonathan Livingstone.
Carlo Adelio Galimberti nasce a Monza nel 1946 e dal 1978 realizza mostre personali in tutto il mondo. Tutte le sue opere ruotano intorno all’argomento della mitologia, della classicità messa a confronto con la contemporaneità e il disfarsi dei valori etici e sociali: «Allegoria dell’Occidente», «Che più non son gli dei fuggiti..» «In vinum pronus», Mythos, «Il mito della caverna di Platone», «Perseide». Esperto storico dell’arte e di questioni iconografiche svolge conferenze, incontri e dibattiti mantenendo vivo il dibattito culturale milanese che vede sempre più impoverirsi.

«Il libero gioco del mercato» spiega Galimberti ci porta il mare in casa, ma è un surrogato della natura, elementi che scoraggiano i progressi della scienza e le meraviglie della tecnica: la pubblicità dei giornali e la televisione che entra nelle nostre case ci travolge con paesaggi da mozzafiato, spiagge, orizzonti che fanno solo largo ai rifiuti». Così alla fine non ci resta che salire sulla nave dei folli.

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