Gardini, esclusa col sorriso: «Colpa degli amici leghisti»

Non eletta per un soffio, l’ex onorevole esulta ugualmente: «In Parlamento entra qualcuno che la pensa come me»

da Milano

Elisabetta Gardini, non più onorevole.
«Sì, al momento sono esclusa. La Lega ci ha mangiato un posto, dovevamo entrare in dieci del Pdl, invece ne entrano solo nove».
Più due ripescati, rimane fuori il numero 12: lei.
«Nella mia circoscrizione (Veneto 1 alla Camera, ndr) la Lega ha fatto un boom: 28,2%, noi il 27,1».
Non se lo aspettava?
«Ma nessuno se lo aspettava, nei sondaggi non era mai uscito questo dato. Anche se facendo campagna elettorale sul territorio, come ho fatto io, si percepiva qualcosa».
Delusa?
«Ma no, perché so che al posto mio entreranno in Parlamento persone che la pensano come me, che lavoreranno per il Veneto come avrei fatto io».
Fair play ammirevole.
«Ma veramente. Con la Lega poi ho un rapporto straordinario, reciproco devo dire. Ho ricevuto più telefonate tra ieri e oggi proprio dagli amici della Lega, che sono dispiaciuti: “Proprio te!”, mi hanno detto (ride, ndr). Io ho sempre creduto che fossimo una grande famiglia, Pdl e Lega».
Però ci sono premiati e esclusi. C’è anche chi se la prende.
«Cosa devo dire, sarà perché oggi c’è il sole, ma come cittadina sono veramente al settimo cielo perché il risultato delle elezioni è straordinario. Penso che l’Italia ora abbia un futuro. Avere un posto alla Camera è un problema assolutamente secondario. Anche perché una soluzione per vedere come continuare il mio lavoro la troviamo».
Idee?
«Allo stato dell’arte avrei quasi un piede nel Parlamento europeo, anche se non ho velleità al momento».
Seggio blindato a Strasburgo per lei?
«L’ultima volta mi sono presentata alla Europee, ed ero seconda dei non eletti. Renato Brunetta ora entra in Parlamento e Giacomo Santini, che era il primo dei non eletti, è stato eletto in Senato e dovrebbe optare per quello a quanto mi risulta».
Quindi tocca a lei.
«Onestamente facendo per due anni politica ho capito che il mio obiettivo è l’Europa, ma ho anche capito che per farlo ci vuole molta esperienza. In Europa non si può andare solo per occupare uno scranno, bisogna andarci per lavorare concretamente e lo puoi fare solo se hai maturato una significativa azione politica in Italia».
Insomma non si sentirebbe pronta.
«Non ancora, perché la mia esperienza politica l’ho iniziata da poco. La sto costruendo adesso, ci vuole un po’ di tempo per capire e per orientarsi. Ma è ancora immaturo il mio livello di preparazione, per andare in Europa serve una grande esperienza politica».
Ma ha visto chi siede a Strasburgo?
«Sì, ma non si può andare in Europa con lo stesso spirito con cui molti vanno al Parlamento italiano. Tra sei anni sarò pronta».
E ora?
«Non so, sto andando proprio adesso a Roma dove incontrerò il presidente Berlusconi, Sandro Bondi, il mio coordinatore nazionale. Vediamo. Comunque in questi due anni ho girato l’Italia con il mio ruolo nazionale nel partito. E ho capito che la mia sede di lavoro è il Veneto, per essere concreti in politica bisogna essere fortemente radicati».
Un incarico politico in Veneto?
«Vedremo, sono in un partito, per cui non sta a me decidere.

I risultati definitivi delle elezioni li abbiamo avuti ieri (martedì, ndr) per ora non c’è stato nemmeno il tempo di parlare. Sto andando a Roma per quello. Ci sono tante cose da decidere ora, la mia non è certo prioritaria... Che vittoria! Mamma mia come sono contenta».

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