Gaza, la polizia spara in Parlamento Palestina sull’orlo della guerra civile

Degenera la situazione: scontro aperto tra Anp e integralisti

Gian Micalessin

Hamas spara sulla polizia, i poliziotti assaltano il Parlamento, i deputati chiedono al presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen) di mandare a casa il governo. La disgregante catena d’eventi e violenze scuote Gaza sin da domenica e rischia di trascinare Hamas e Autorità nazionale palestinese (Anp) nel baratro della guerra civile. I morti ci sono già. Sono un vicecomandante della polizia del campo di Shati e due civili caduti nei furiosi scontri a colpi di kalashinikov e lanciagranate susseguitisi per sei ore e conclusisi intorno alla mezzanotte di domenica.
La battaglia, i tre morti e gli oltre cinquanta feriti sono solo la punta dell’iceberg che minaccia d’abbattersi sull’Anp e sul suo presidente Mahmoud Abbas. A sospingerlo sono l’anarchia interna, la paralisi istituzionale, l’incapacità del governo di esercitare il proprio controllo su milizie e leader locali. Sintomo della disgregazione sono anche gli eventi di ieri mattina quando una quarantina di poliziotti fa irruzione nel Parlamento di Gaza sparando in aria, gridando slogan e minacciando governo e presidente. I deputati della Striscia, collegati in teleconferenza con i colleghi di Ramallah, stanno decidendo le sorti di un esecutivo incapace di ripristinare la legalità e imporre la propria autorità.
Gli uomini in divisa sono gli agenti di Ali Makawi, il vicecomandante della casermetta del campo di Shati caduto domenica. La loro rabbia ora è tutta contro il governo. «Non abbiamo munizioni, non abbiamo neppure potuto difendere il comandante, abbiamo dovuto stare a guardare mentre ci sparavano addosso», gridano dopo avere svuotato in aria un paio di caricatori a testa. Più che una protesta di garanti dell’ordine sembra la rivolta di una gang armata. Prima di arrivare al Parlamento poliziotti e miliziani di Al Aqsa, uniti dalla comune militanza tra le fila di Fatah, hanno sepolto Alì Makawi e sono andati a sparare contro le finestre di un leader di Hamas.
L’origine della battaglia urbana sarebbe ridicola se non fosse tragica. Tutto si inizia con una discussione durante una fila a un bancomat di Gaza. Uno dei contendenti torna accompagnato da un gruppo di miliziani armati affrontati, a loro volta, da un gruppo di poliziotti. Qualcuno preme per primo il grilletto e da quel momento non si smette di sparare per sei ore. Quella prima scintilla accende scontri in tutta la Striscia innescando l’attacco fondamentalista conclusosi con la morte del vicecomandante e il rogo della caserma di polizia. Per Hamas tutto, invece, è iniziato dopo il tentativo dell’Anp di arrestare Mohammad Rantisi, il figlio ventenne del leader di Hamas ucciso dagli israeliani nella primavera del 2004.
Comunque sia, si tratta dello scontro intestino più devastante dal 1996 quando Arafat fece arrestare i capi di Hams per bloccare gli attentati suicidi contro i bus israeliani.
All’origine di tutto non c’è ovviamente una semplice bega di strada, ma lo scontro per il controllo della Striscia di Gaza accesosi dopo il ritiro israeliano. Uno scontro inasprito dalle dichiarazioni dell’Anp che sabato si era detta determinata a imporre il divieto di esibire in pubblico armi e munizioni. «Siamo sull’orlo della guerra civile», ha detto ieri il deputato Qaddura Fares, uno dei parlamentari più vicini al presidente.
I deputati hanno per ora evitato di votare le dimissioni immediate del governo limitandosi ad approvare una mozione che da due settimane di tempo al presidente per mandare a casa l’esecutivo del primo ministro Abu Ala. Passate le due settimane arriverà un voto di sfiducia devastante per l’autorità di un già debole presidente. Mahmoud Abbas si sforza intanto di dimostrare fermezza. «Non rimarremo a guardare - ha minacciato ieri - il caos deve finire e l’Anp è pronta ad utilizzare tutti i mezzi per prevenire il dispiegamento d’armi in pubblico» .
Gli israeliani conclusa l’offensiva «Prima pioggia» si limitano a osservare il devastante scontro intestino che - oltre a distrarre i gruppi armati - erode la credibilità palestinese e ne intacca la capacità negoziale. «Non sappiamo se si tratti di incidenti isolati o di un vero tentativo di disarmare le milizie», ha risposto il capo di stato maggiore israeliano, generale Dan Halutz, a chi gli chiedeva se l’Anp stesse accogliendo l’invito a disarmare Hamas.


Il premier Ariel Sharon, in un’intervista rilasciata in occasione del nuovo anno ebraico, si dice certo che i prossimi dodici mesi porteranno «consistenti progressi nel processo di pace e sulla strada della road map». Sharon ha anche riferito di una piacevole conversazione con il presidente palestinese dopo gli auguri telefonici di Abbas per il nuovo anno ebraico e ha confermato un incontro subito dopo le festività.

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