Gian Micalessin
Samar è giovane, pulita, insospettabile. Così pulita da confondere persino gli agenti israeliani dello Shin Bet. Sono loro la scorsa primavera a dare il via libera alla sua richiesta. Può lasciare la Striscia di Gaza, salutare il campo profughi di Jabaliya, andare a Tulkarem, sposare il suo fidanzato, stabilirsi lì. Quel permesso è un sogno e a Gaza i sogni non si realizzano quasi mai. Ma Samar Sabih ha 22 anni e neppure un precedente. È una palestinese senza macchia e senza passato.
Oggi è in una cella speciale, guardata a vista, interrogata notte e giorno. È la prima palestinese esperta d’esplosivi, l’unica mai scoperta ed arrestata. È al soldo di Hamas. È una «parca» del terrore educata a distillare esplosivo, a innescarlo, a cucirlo all’interno dei corpetti esplosivi degli attentatori suicidi.
Il piano era perfetto. Samar era stata selezionata in gran segreto e addestrata ancor più pazientemente. Era la staffetta della nuova campagna di attentati da lanciare in Cisgiordania dopo il ritiro israeliano da Gaza. Spettava a Samar ridare nerbo alle cellule fondamentaliste annientate dalle operazioni israeliane dal 2002 in poi. All’inizio tutto fila come previsto. A primavera Samar arriva a Tulkarem, sposa il suo promesso fidanzato. È un matrimonio combinato, una cerimonia studiata per farla arrivare a destinazione. Il marito è uno dei pochi al corrente di tutto. È il primo a cui Samar trasferisce le sue conoscenze. «Devi imparare anche tu, devi sapere come farlo perché se mi prendono, qualcuno deve insegnarlo agli altri», sussurra amorevole Samar. La luna di miele fila via studiando le sostanze chimiche da acquistare, cercando i posti dove comprarle. In cucina Samar spiega come mescolarle, come aggiungerci un pizzico di biglie e chiodi, come attaccarci quella matassa di fili, collegarli alla batteria, cucire il tutto all’interno di un giubbotto, far scorrere fino alla manica il bottone con il detonatore.
Finito con il marito Samar raggiunge Ramallah, si mette a rapporto, spiega la sua missione ai responsabili locali delle brigate Ezzedin Al Qassam. Non è una missione facile. Non per una donna. Pochi sanno del suo arrivo e quei pochi non sono facili da raggiungere. Per prima cosa deve riuscire a farsi condurre da loro.
Non si sa se la cellula in cui s’inserisce Samar sia una scheggia fuori controllo dell’ala militare di Hamas o un gruppo ufficiale. Di certo è una formazione controllata direttamente dalla Striscia di Gaza. Uno dei suoi uomini di punta si chiama Yasser Salah, è il figlio del capo della polizia di Ramallah e fino a qualche anno fa studiava al Cairo. Lì è entrato in contatto con Hamas e ha conosciuto il suo mentore, uno dei capi delle Brigate Ezzedin Al Qassam di Gaza. Da lui qualche tempo fa Yasser ha avuto l’ordine di rientrare a Ramallah, infiltrarsi nell’Anp e organizzare una cellula armata. Grazie ai buoni auspici di papà, Yasser finisce a lavorare nell’ufficio di Nasser Yousef, il ministro degli Interni palestinese, nemico numero uno di Hamas, il cui principale compito è proprio la lotta ai gruppi armati. Da lì il figlio del capo della polizia lavora per creare la cellula perfetta. Ma per trovare militanti deve pescare tra le nuove leve. Una di queste si chiama Ali Kadi. E uno dei primi ragazzini a seguire i corsi d’esplosivo di Samar ed è fin troppo pieno d’iniziativa.
A settembre lui e un suo amico attirano in una trappola l’imprenditore israeliano Sasson Nuriel, lo filmano legato e incappucciato, gli ordinano di chiedere la liberazione dei prigionieri palestinesi in cambio della propria vita. Lo accoltellano a morte non appena iniziano le retate israeliane. Li arrestano quasi subito, trovano il cadavere di Nuriel, li fanno parlare. Samar e il marito finiscono in carcere senza neanche aver finito la prima bomba.
E in Cisgiordania, per ora, l’ala militare di Hamas sembra scomparsa di nuovo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.