Gb, guerra tra baby-gang Muore undicenne

Il premier inglese: "Pronti a inasprire le leggi esistenti o a vararne di nuove". A Londra, in passato, già testato il coprifuoco per i teenager

Gb, guerra tra baby-gang 
Muore undicenne
Londra - Alle sette di sera ha tirato l’ultimo calcio al pallone, Rhys. Lo ha calciato prima di tornare a casa, come ogni settimana, dopo gli allenamenti del mercoledì. E non vedeva l’ora di tornarci su quel campo di calcio che era la sua passione. Tifava per l’Everton, la squadra di Liverpool, la sua città. Le foto che da ieri circolano in tutto il Regno Unito, suscitando sdegno e scalpore, lo ritraggono così: gli occhi vispi e la maglietta blu del suo team preferito. Perché Rhys Jones, da ieri, da quando la notizia della sua uccisione si è diffusa in Gran Bretagna, è diventato il simbolo di un’emergenza per l’intero Paese, dell’emergenza delle baby-gang. All’età di undici anni, questo ragazzino diligente e curioso - come lo descrivono il suo allenatore e i compagni di gioco - è morto ucciso dalla pallottola di un coetaneo, a poca distanza dal campo di calcio dove aveva finito l’ultimo allenamento, a Croxteth, un sobborgo di Liverpool. Mentre Rhys tornava a casa, a una manciata di passi dal parcheggio di un pub, un adolescente come lui è arrivato in sella a una bicicletta, una Bmx, si è avvicinato, il volto coperto da un cappuccio, e ha sparato, tre colpi secchi: due sono andati a vuoto, il terzo lo ha colpito alla nuca. Rhys è morto fra le braccia della mamma, arrivata prima che l’ambulanza potesse prestare soccorso. Due ragazzi di 14 e 18 anni sono stati arrestati dalla polizia della contea di Merseyside, che ha scatenato una caccia all’uomo - aiutata dal racconto di alcuni testimoni che hanno visto agire un giovane tra i 14 e i 15 anni - per individuare «dove si trova l’arma, chi la detiene e chi l’ha procurata» al ragazzino che ha sparato.

Ucciso a undici anni, ucciso da un ragazzino come lui. Succede così nell’Inghilterra assediata dalle bande giovanile. È successo al piccolo Rhys come a Jessie James, il quindicenne di colore assassinato lo scorso settembre, anche lui con un’arma da fuoco, mentre percorreva una parco della sua città, Manchester, in bicicletta, proprio «per essersi rifiutato - ha raccontato la madre - di entrare in una gang locale». Ed è la stessa sorte che è toccata persino a un uomo di 47 anni appena due settimane fa, a Warrington, nel Cheshire. Uscito di casa per protestare contro un gruppo di ragazzini tra i 15 e i 16 anni, che avevano rotto il vetro della sua auto, è stato ucciso a calci davanti agli occhi di sua figlia dodicenne.

L’emergenza adolescenti che vive la Gran Bretagna non è nuova, ma i numeri degli ultimi anni sono cresciuti in maniera allarmante. Nella sola Londra, negli ultimi otto mesi, dall’inizio dell’anno, sono ben diciotto gli adolescenti assassinati da coetanei. Con un dato inquietante: i delitti più feroci sono commessi con un coltello. E le aggressioni con questo genere di arma in tutto il Regno Unito sono passate da 25.

500 del 2005 a 64mila fino all’aprile del 2007, praticamente più che raddoppiate. La Gran Bretagna avrebbe quindi raggiunto il primato di «capitale del coltello», in un confronto con ben 28 Paesi del mondo sviluppato, dopo Stati Uniti, Estonia, Messico, preceduta solamente da Spagna e Portogallo.

Intanto la famiglia del piccolo Rhys - che tutti descrivono come un bambino «affabile e ben voluto dall’intero quartiere» - è sotto choc. E le forze di polizia, dispiegate sul territorio in una massiccia operazione di ricerca dei colpevoli - hanno lanciato un appello, anche ai membri delle numerose baby gang di Liverpool: «È un crimine efferato e senza senso, fateci sapere in fretta chi lo ha commesso». Intanto il campo di calcio di Rhys è vuoto. Ora c’è paura a calciare il prossimo pallone.
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