«Genova, questione di contenitori»

Surplus di richieste per il 59° Nautico. «Il modello è il Salone del Mobile di Milano»

Antonio Risolo

«Macché Signora della guerra... Piuttosto sono una colomba con lo scudo... Per parare i colpi». Carla Demaria, presidente uscente di Ucina Confindustria Nautica, parla a tutto campo dei suoi quattro anni al timone dell'associazione confindustriale e, ovviamente, del 59° Salone Nautico Internazionale di Genova presentato ieri a Milano.

Presidente quattro anni difficili, nel mezzo di una guerra tra due associazioni. Ma anche ricchi di successi.

«Di questi quattro anni ricordo più i successi che le tensioni. È vero, rispetto alle aspettative della prima ora ho dovuto confrontarmi con qualche imprevisto molto impegnativo, ma ho avuto più soddisfazioni di quanto potessi immaginare. Esco arricchita da questa fantastica esperienza. Diversamente dal lavoro che si svolge in azienda, in una associazione bisogna mettere insieme istanze diverse. La mission non è una sola. Occorre trovare una sintesi di tanti fattori che privilegi l'interesse generale. Uno sforzo tutt'altro che banale.

Che Salone Nautico lascia al suo successore?

«Un grande Salone. Abbiamo già il 100% del target prefissato e non riusciamo ad accontentare tutti. Intanto voglio precisare che il 48% delle richieste viene dall'estero. Come ha spiegato il nostro direttore commerciale, Alessandro Campagna, sono numeri straordinari. Ovviamente tutto questo non può che farci piacere, ma con il grande rammarico di non poter soddisfare la domanda. Stiamo valutando come e dove cercare qualche spazio in più».

Il copione lo detta Milano.

«Abbiamo l'opportunità di fare diventare Genova quello che rappresenta Milano per il Salone del Mobile, molto strutturato. Negli ultimi anni siamo partiti dalla splendida Piazza del Vento, ripensando un Nautico che non fosse solo di prodotto. Ricordo l'edizione dedicata a Carlo Riva, ad esempio. Ed ecco che quest'anno possiamo alzare le nostre ambizioni».

Insomma, una questione di contenitori...

«Vogliamo trasformare una città che ospita il Salone in una città della nautica. Per questo, però, occorre avere un contenitore adeguato, come quello del Salone del Mobile. Il contenitore valorizza il contenuto e viceversa. Quindi il salto di qualità consiste nel passaggio dal contenuto di valori al contenitore. Con le dovute proporzioni tra Milano e Genova, vorremmo che questo contenitore si aprisse all'arte e alla cultura attraverso quelle installazioni fiore all'occhiello della rassegna milanese. Quest'anno, ad esempio, nel piazzale d'ingresso ci sarà l'installazione che Sanlorenzo ha già allestito nel cortile dell'Università Statale di Milano (From shipyard to courtyard ideata da Piero Lissoni, ndr). Sul contenitore, invece, ci stiamo lavorando».

Ma il contenitore milanese è unico al mondo.

«Vero. A noi serve una più concreta partnership con Genova perché non possiamo continuare a dire di no alle richieste che arrivano da tutto il mondo. C'è un obiettivo chiaro per i prossimi tre anni: fare del Nautico la rassegna più rappresentativa e più bella d'Europa. Le idee le abbiamo, mancano gli spazi. Questo è un invito-appello alle istituzioni genovesi: pensiamo insieme come allargare il perimetro del Salone. Qualche pontile in più non è la soluzione ideale. Ho visto e rivisto, ad esempio, l'area del padiglione S, oggi inagibile. Può rappresentare una chance se ristrutturato al meglio. Più semplice da realizzare, invece, un'estensione verso Porto Antico dove, soprattutto la vela e i superyacht troverebbero una collocazione ideale. Insisto: vorremmo fare proprio come il Salone del Mobile che esce dai padiglioni e si estende per tutta la città. Se dal prossimo anno lo implementiamo con iniziative di cultura, arte e moda, sono convinta che Genova diventerà la città della nautica, non più una città che ospita il Salone per qualche giorno. Con un ritorno di visibilità mondiale incredibile».

Ha difeso Ucina contro tutto e contro tutti...

«La difesa di Ucina non è stata difficile perché l'associazione può contare su una struttura straordinaria. Ho lavorato con una squadra davvero speciale. A tutti va il mio grazie».

Qualche rimpianto?

«Sì, un punto che era nel mio programma iniziale quattro anni fa: la formazione. Da past president sarò molto attiva in Ucina e anche questo obiettivo sarà raggiunto il più presto».

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