Un anno dopo, stessa paura Ancora frane alle Cinque Terre

Un anno dopo, stessa paura Ancora frane alle Cinque Terre

(...) pare che la schiena dei residenti, curva per aver tanto spalato e pulito e ricostruito, possa finalmente rialzarsi a rivedere i piani alti delle case e la speranza. Insomma, ecco che le Cinque Terre sono di nuovo colpite da un evento «straordinario», di quelli che non t'aspetti anche se poi ti spiegano - non solo i tecnici, che ne hanno diritto, ma anche gli opinionisti del senno di poi - che «io l'avevo detto, io lo sapevo, io avevo avvertito». In sintesi: una frana è precipitata ieri mattina sulla Via dell'Amore, fra Manarola e Riomaggiore. I massi, ben ben grossi, che si sono staccati da un costone che sovrasta la fantastica passeggiata a picco sul mare, hanno travolto e ferito quattro turiste australiane, due in modo molto serio. Le donne sono state colpite da tre metri cubi di materiale roccioso. Drammatica la sequenza dei fatti: una turista è stata trascinata verso il mare e recuperata con l'elicottero che l'ha trasportata in ospedale a Genova (dove ha subito asportazione della milza e pneumotorace); la seconda turista, anche lei ferita gravemente, è stata trasportata a La Spezia. Le altre due donne, in stato di choc, sono state trasferite all'ospedale di Sarzana, e dimesse in serata.
Fin qui la cronaca essenziale. Nessuno, comunque, dei feriti, è giudicato in pericolo di vita. Ma al di là dell'ovvio compiacimento per poter archiviare il crollo senza conseguenze irreversibili per le persone - a maggior ragione, pensando a quello che poteva essere e, per pochi centimetri, non è stato! - il crollo è destinato a ripercuotersi in maniera drammatica sul morale dei residenti e non solo. Troppe, a questo punto, e in troppo poco tempo, per essere elaborate e assorbite senza lasciare traccia, le sventure che si sono abbattute su questa porzione di territorio ligure così decantato per bellezze naturali e la sapienza, la tenacia, la laboriosità degli abitanti. Gli episodi più recenti: la «bufera» che ha investito il Parco delle Cinque Terre, Patrimonio dell'Unesco, e il suo vertice, il «faraone» Franco Bonanini, rinviato a giudizio (il processo inizia sabato) con altre 15 persone, accusate a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata a truffa, peculato, corruzione, calunnia, abuso d'ufficio e concussione. Poi, l'altra bufera, senza virgolette, che ha travolto Vernazza e Monterosso. In mezzo, le ripetute chiusure e riaperture della stessa Via dell'Amore, sottoposta a interventi di restyling che dovevano essere definitivi. Fino alla frana di ieri.
Inevitabili le polemiche. Il crollo - spiega il sindaco di Riomaggiore, Franca Cantrigliani - «non è stato provocato né dal vento, né dalle piogge, ma dalla siccità. Il cambiamento climatico ci ha insegnato che la siccità fa danni almeno quanto le alluvioni». I geologi, in compenso, parlano dell'80 per cento del territorio a rischio, mentre Legambiente si spinge addirittura al 100 per cento.

E il governo non si schioda dalla sobrietà: «Le Cinque Terre sono una zona vulnerabile - fa sapere al mondo il ministro Corrado Clini -. Stiamo lavorando per muovere le risorse finanziarie necessarie per intervenire, ma abbiamo vincoli di bilancio importanti». Capìto tutto: è colpa dello spread.

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