La fuga a cinque stelle dall'Italia dei Valori

(...) i motivi della scelta del gruppo che fa riferimento a Giovanni Paladini. Hanno detto di parlare anche a nome del consigliere comunale Franco De Benedictis e dell'assessore Gabriele Cascino «impegnato a Roma». Ma già su questi nomi hanno esagerato. Cascino non lascia l'Italia dei Valori, resta con Di Pietro. Lo conferma Maruska Piredda, fedele al leader, che in questi due giorni ha fatto il giro degli iscritti per capire di che grado può essere il terremoto. E a fatica dev'essere riuscita a registrare la scossa se, come spiega, «tutti si dicono sconcertati per l'uscita di questi esponenti. Chi non si è sorpreso è solo perché da un po' di tempo, anche alla luce dei recenti fatti, si aspettava la rottura».
Insomma, che sia stata una decisione improvvisa non lo crede nessuno. Neppure chi, come Scialfa, fa capire che il solco era stato tracciato a settembre. Neppure chi, come Fusco, deve ammettere che in fondo Di Pietro aveva appena ribadito la scelta di campo nel centrosinistra e l'addio al sogno di alleanza con Grillo, ma «non si può cambiare sempre idea».
Al momento, intanto, probabilmente nessun consigliere municipale lascerà l'Idv per la nuova formazione di Massimo Donadi. Tanto che Scialfa, Fusco e De Simone annunciano «presto nuovi ingressi nel nuovo gruppo» in Regione. Cioè la campagna acquisti sarà semmai esterna al partito di Tonino. Quella di parlare a nome dell'assessore Cascino non è stata peraltro l'unica «bugia» raccontata da Marylin Fusco, che ha assicurato come il nuovo gruppo «non costerà un solo centesimo in più alle tasche dei cittadini». Sorvolando sul fatto che solo l'indennità complessiva che spetta a un capogruppo (e uno più di prima ci sarà) è di circa 3500 euro al mese. Senza contare i contributi ai gruppi e i costi di gestione.
Se dei circa 1600 iscritti liguri dell'Idv, al momento forse solo una trentina lasceranno Di Pietro, resta anche la questione delle poltrone. Scialfa, vicepresidente della Regione Liguria, ha assicurato che «il suo mandato è già nelle mani di Burlando». Verissimo quanto pleonastico, nel senso che le deleghe agli assessori sono sempre nelle mani del governatore. Non c'è stato insomma alcun atto di dimissioni «formali», ma solo un incontro tra presidente e vice. E, in fondo, ora c'è un problema in più per Burlando, scatenato guarda caso proprio da quel gruppo che un annetto fa era arrivato al limite della crisi perché chiedeva al presidente di ridurre le spese tagliando gli assessori.
«Non abbiamo neppure affrontato il tema - assicura Maruska Piredda, che oggi accoglierà a Genova il leader Di Pietro -. È chiaro che trovo infelice abbandonare il partito e non porsi il problema di cosa fare della carica che si ricopre grazie anche ai voti ottenuti con il simbolo di quel partito. Ne parleremo nei prossimi giorni, anche se è l'ultima cosa che mi interessa. Ho pensato soprattutto a contattare la base, gli iscritti. E la risposta avuta mi ha confermato che non ci sono fughe in atto».
Il tutto mentre Scialfa preferisce puntare sui motivi «politici» che hanno portato alla «decisione sofferta» di lasciare l'Idv: «Fondamentalmente abbiamo una visione diversa della politica - sottolinea -. La separazione con Di Pietro è nata con le sue critiche dure al presidente della Repubblica e con l'alleanza cercata con Beppe Grillo. Io non credo che la democrazia diretta dei blog e di internet possa dare una soluzione ai problemi del Paese.

Sarà il tempo a dire chi aveva ragione». De Simone aggiunge che «i Masaniello non durano, svaniscono appena finisce l'effetto della protesta». Per il momento rischia di svanire l'effetto del crollo dell'Idv in Liguria. Dietro pochi eletti, nessuno.

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