Intrighi e passioni al tempo di Genova napoleonica

La città napoleonica del primo Ottocento, sullo sfondo, ma solo all'inizio del racconto: «L'elegante opulenza della sala da pranzo di palazzo Balbi era l'invidia di tutta Genova». Poi, Roma, fra nobili e cardinali, ufficiali e (pochi, pochissimi) gentiluomini, segreti e (tanti, tantissimi) intrighi, all'ombra del Cupolone. Quindi lei, la figura femminile dominante: «Costanza entrò con l'incedere di una sovrana... e inarcò un sopracciglio con fare sprezzante. Quella ragazza era maledettamente caparbia, non si sarebbe fatta piegare da nessuno». Infine, la passione. Smisurata, carnale, travolgente. Ed è questa, in fondo, l'autentica protagonista di «Seduzione e vendetta», romanzo erotico d'esordio di Simona Liubicich, autrice genovese di origini serbo-croate. Che entra con fare insinuante e senza dubbio ammaliante nell'animo dei personaggi, intende violare, e ci riesce, i desideri più inconfessati e inconfessabili - di odio e rivalsa, di invidia e codardia, di miseria e interesse - fino a concentrarsi sul riscatto che non è soltanto vendetta.
L'intreccio è quello talmente intrecciato che t'aspetti da un romanzo d'appendice, e contiene, ad uno ad uno, centellinati in progressione accurata che non lascia nulla al caso, tutti gli elementi del feuilleton comme il faut. A cominciare da lei, naturalmente, la marchesa Costanza Balbi, «scappata dallo spregevole barone di Torrebruna che vuole sposarla per porre le mani sull'ingente patrimonio della famiglia». E allora lei che fa? Fugge da casa, è naturale, per rifugiarsi dalla zia materna, a Roma. Ma lungo il tragitto incontra lui, Simone Aldobrandini Colonna. Come dire: il fascino del colonnello, ma anche quello - fondamentale - del bel tenebroso, spalle larghe, torace possente, sguardo enigmatico, e per di più libertino impenitente e di successo (accidenti a lui!).
Costanza - dalle torto - avverte subito «i brividi di un'eccitazione fino ad allora sconosciuta». Ne sarà attratta e, in qualche modo, anche soggiogata. E qui si entra nel cuore della vicenda, e soprattutto nel vortice della sensualità, in cui la «povera», ritrosa Costanza si mostra un po' meno sprovveduta di quanto il lettore potrebbe immaginare. Al punto che Simone, che ha sempre evitato e tuttora rifugge «ogni legame stabile ed è abituato a soddisfare le più vogliose ed esperte cortigiane», finisce per chiedere a «quella ragazza maledettamente caparbia» - ed evidentemente con ben altre doti più prosaiche - di diventare sua moglie. Perché, in fondo, si capisce, la giovane marchesa non è fragile come appare, e «tiene l'ardente fidanzato sulla corda, avvinto da pensieri lussuriosi, incapace di bramare altro».
Ma mentre l'amore, anche in senso biblico, pare avviato a trionfare, si stagliano all'orizzonte pericoli mortali... Duelli, conflitti, tradimenti, pressioni materiali e psicologiche, utilizzando armi proprie e improprie, soprattutto le armi della malizia e dell'inganno, dell'astuzia che pare sconfiggere il candore, dell'ingenuità che cede alla soperchieria.
La storia, dunque, è ben lontana dalla conclusione, da cui anzi la separano ancora pagine dense di accadimenti, sorprese, capovolgimenti di fronte. E soprattutto - si direbbe: ovviamente, visto l'antipasto -, tanto sesso, sensualità, seduzione. In abbondanza, anzi in crescendo.
Da prendersi, da parte del lettore, nella misura consentita dalla propria disponibilità a immedesimarsi.

In alternativa, da prendersi con un sorriso. Lasciandosi portare dalla scorrevolezza della prosa, senza farsi trascinare nel vortice del miraggio.
Simona Liubicich, «Seduzione e vendetta», Collana Harmony, Harlequin Mondadori, 317 pagine, 6.50 euro.

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