Il Pdl torni a guardare fuori dalla sede

(...) regionale ligure, con le durissime accuse di Scajola e l'abbandono della sala da parte degli uomini di Scandroglio, Grillo e Minasso. Ho avuto modo di sentire nei giorni scorsi l'intervento integrale dell'ex ministro e penso che abbia sbagliato molto, nei modi, nello stile (è stato ingiustamente poco gradevole anche nei confronti della candidatura di Pierluigi Vinai), nei toni e soprattutto nel suo richiamo alle precedenti esperienze al ministero dell'Interno e all'organismo di controllo sui servizi segreti, che sapeva di minaccia. Ma, con la stessa franchezza intellettuale, dico anche che quella parte dell'intervento - che era incidentale - è stata obiettivamente molto ingigantita mediaticamente e che, comunque, Scajola ha parlato a cuore e pancia aperta. Troppo. Un lungo sfogo, anche umano, che in qualche caso ho compreso, anche con una valenza politica, come l'appello finale a ricompattarsi per contare. Azzerato da inutili asprezze e attacchi. La politica non si fa con la pancia.
Ma, anche al di là di questa vicenda, sgradevole, penso che il vero problema del Pdl ligure attuale sia quello di continuare a guardare al proprio ombelico, di occuparsi di documenti nei coordinamenti provinciali o regionali, di beghe in organismi di cui una persona comune ignora (giustamente) l'esistenza, di politica raccontata in politichese lontanissima dalle esigenze della gente e dalle richieste dei propri elettori, di numeri legali, di twitter e di facebook. E questo discorso non risparmia nessuno: scajoliani e antiscajoliani, tigullini e imperiesi, maggioranza e opposizione, alfaniani di rito ex ministro e alfaniani di rito scandrogliano. Personalmente, poi, penso che ci siano ragioni e torti in questa storia, che ci sia stato un attacco e ci sia stata una difesa, che non siano tutti uguali. Ma il mio parere, ovviamente, vale per me, non è questo il punto in discussione oggi. Il punto è che un partito continuamente avvolto su se stesso e perso in beghe procedurali e in documenti di sfiducia politicamente molto pesanti, ma giuridicamente nulli, non va da nessuna parte. Già, il centrodestra ha tanti e tali problemi a livello nazionale, che l'idea di perdere tempo a discutere di tutto questo sembra fatta apposta per allontanare gli elettori e simpatizzanti residui. Il ceto medio è stato letteralmente spazzato via, i problemi quotidiani di ciascuno di noi aumentano ogni giorno, i moderati sono spesso allo sbando e alla ricerca di una rappresentanza politica e programmatica in cui riconoscersi e, in Liguria e a Genova, tutti questi problemi sono ulteriormente ingigantiti da una crisi occupazionale durissima, che investe piccole e medie imprese, ma anche i residui colossi dell'industria di Stato. In tutto questo, stiamo a parlare dei comitati regionali, del numero legale o della rappresentanza dei Comuni nelle associazioni? Credetemi, non è il centro del mondo. Soprattutto, penso che lo scopo della politica non sia quello di guardarsi eternamente allo specchio, ma quello di affrontare i problemi della gente. Anche ben pagando i suoi rappresentanti, se lavorano bene. La demagogia non porta a nulla, a differenza del taglio di poltrone inutili.
Insomma, c'è un dentro e c'è un fuori, il mondo: il problema è tutto qui. Il Pdl ha la febbre alta, ma la medicina non può essere certo lo scannarsi - proprio come sulla zattera della Medusa, per l'appunto - per un posto in Parlamento.

Perchè la ciccia sta lì: nel fatto che ci saranno pochissimi posti disponibili e che i pretendenti a quei posti sono moltissimi.
Ma quello di cui non ci si rende conto, ed è la vera partita, è che, continuando così, anche quei pochissimi posti si azzereranno.Il mondo, però, è fuori. E non se ne accorgono.

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