In pericolo c'è il futuro del Genoa

(...) le cose che passano per la testa, eppure troppo lungo perché sarebbe il caso di tenerle dentro. È l'immagine di quel che resta del derby. Come il Genoa che aveva tanto da dimostrare e che quando si è trovato davanti a un pallone ha preferito mandare in campo controfigure persino meno reattive di quella cartonata di Preziosi. Come la gradinata Nord, che aveva voglia di sostenere la squadra prima e di contestarla dopo, ma che si è svuotata in silenzio dopo una partita durata sugli spalti, come in campo, sì e no 20 minuti nella ripresa.
È il dopo derby delle contraddizioni. Con lo stesso Preziosi che aveva esonerato De Canio dopo un 4-2 almeno giocato a metà contro una bella Roma (e dopo 9 punti in 8 giornate) pronto a confermare «per sempre» Delneri dopo un 3-1, quinta sconfitta su cinque partite giocate, o meglio non giocate pur se contro avversari di livello assai più modesto di Roma, Juventus o Lazio. La squadra va subito in ritiro. Il presidente fa con il mister quella scelta di coerenza che avrebbe dovuto magari fare in altri momenti, e promette di vendere a chiunque gli presenti un'offerta degna non tanto delle sue pretese, quanto del nome del Genoa. Ma garantisce anche che finché questo non accadrà, lui «resterà al timone perché non abbandona la nave alla deriva».
Ma il dopo derby delle contraddizioni è anche quello dei suoi contestatori, di chi vaticina per il Genoa la fine «del Como e del Saronno» falliti dopo l'abbandono di Preziosi, pur pretendendo contemporaneamente che il patron molli subito. Cioè lasciando il Genoa esattamente come le società lombarde di cui si vuole evitare l'esempio.
È il dopo derby delle tante sconfitte, prima tra tutte quella dei giocatori e del capitano pro tempore, che dopo la sfida con la Roma aveva «preannunciato» l'esonero di De Canio perché la squadra «aveva smesso di giocare» sul 2-0 a suo favore. Il problema è che dopo aver smesso di giocare allora, non ha più ripreso a farlo, nonostante la rimozione del falso problema, non trovando motivazioni neppure in un derby. L'altro vero problema è che quel capitano pro tempore ha dimostrato che la fascia non dovrebbe essere una questione di anzianità aziendale, perché a questo Genoa serve prima di tutto qualcuno che si carichi i compagni sulle spalle e se li trascini quando ce n'è bisogno, cioè spesso, e non di uno che al massimo va alla guerra personale contro gli avversari. È il dopo derby delle sconfitte di tutti coloro che ruotano attorno al Genoa. Potrebbe essere ugualmente il dopo derby della svolta se tutti accettassero la propria sconfitta. Ricominciando dal silenzio del ritiro. Con i giocatori che si adattano al mister che hanno. Con il mister che si adatta ai giocatori che ha, visto anche che nel secondo tempo del derby, mettendo da parte l'assurdo 4-4-2 schierato contro una squadra senza punte, qualcosa di meglio s'è visto. Ma anche con una tifoseria che se proprio non ha offerto alla squadra l'alibi della contestazione a Preziosi, quantomeno - fatti incontestabili alla mano - non l'ha aiutata a uscire da questa situazione. Una situazione sempre peggiorata, casualmente, da quando sono iniziate le contestazioni dopo il derby di Boselli.
Ricominciando anche con un maggior impegno silenzioso da parte di Preziosi e contemporaneamente da parte di chi ha definito brocchi tutti i suoi acquisti prima ancora che scendessero in campo.

Questo dopo derby non mette in discussione il futuro di Preziosi, della squadra, dell'allenatore, dei tifosi, della stampa. Mette in discussione l'esistenza del Genoa. Da rimettere al primo posto dei pensieri di tutti. Pensieri, senza parole.

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