Quella «guerra del carrello» per difendere la sua CoopLA SCOMPARSA DI BRUNO CORDAZZO

Per lui, il chiavarese Bruno Cordazzo, già presidente di Coop Liguria, vicepresidente di Eataly e consigliere d'amministrazione di Carige e Unipol, scomparso ieri a 69 anni nella sua casa di Pegli, «la Coop» era molto più che il marchio di fabbrica del movimento cooperativo. Era una fede. Tale e quale la sua fede politica di sinistra, mai messa in discussione, neanche quando le circostanze (e il mutamento degli scenari) hanno portato Cordazzo a frequentare i salotti buoni dell'economia e della finanza. Arrivando, persino, a calcare, da vero appassionato, l'erba dei green, i campi da golf apparentemente così lontani dalla tradizione popolare (o populista) dei «progressisti». Non vuol dire, per questo, che Cordazzo si fosse imborghesito al punto da scendere a compromessi con la «sua» Coop. Lo dimostra, se ce ne fosse bisogno, il lungo braccio di ferro, finito nelle aule di tribunale, con il patron di Esselunga, Bernardo Caprotti, autore nel 2007 di quel pamphlet corrosivo «Falce e carrello», che denunciava «come la politica - parole di Caprotti -, attraverso il “braccio armato“ delle cooperative della Lega, fosse riuscita a mettere le mani anche sulla spesa degli italiani». Una battaglia sfociata in guerra, senza esclusione di colpi (legali e non), e finita con la sconfitta di Cordazzo, in quanto, sta scritto nella sentenza del tribunale Civile di Milano, il libro «non diffama Coop Liguria e il suo ex presidente». Il quale subì un duro colpo dalla sentenza, come se avessero fatto un torto, e che torto!, a un amico del cuore.

Ma Cordazzo non rinunciò ad avere fiducia, senza se e senza ma, nel movimento coop, come ricorda Francesco Berardini, attuale presidente di Coop Liguria, che si è associato al cordoglio come il Rettore Giacomo Deferrari, il commissario della Provincia Piero Fossati, il capo di Confindustria Giovanni Calvini e Lorenzo Basso e Giovanni Lunardon del Pd: «Bruno - sottolinea Berardini - ha sempre creduto fortemente nei valori fondanti della cooperazione e nell'idea che questa dovesse offrire risposte concrete ai bisogni reali delle persone». Una coerenza che non ammetteva dubbi. Proprio come una fede.

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