Il sogno di trovare una strategia preventiva in grado di ridurre il rischio di sviluppare un tumore al seno, il più diffuso in Italia tra i 40 e 60 anni, è vecchio quanto la storia dell'oncologia. E un'importante scoperta di questi giorni rappresenta un progresso nel tentativo di realizzarlo. La notizia arriva dal Principato di Monaco dove si sta svolgendo il Congresso Mondiale di Medicina Anti-aging. Voluto fortemente da S.a.s il Principe Alberto considerato per la sua attenzione alla salute «Il Principe della solidarietà» oltre ad essere uno dei Congressi più importanti del mondo nel campo della prevenzione, è diventato un appuntamento fisso per Principato. E a svelarci il segreto che potrebbe rivoluzionare uno dei principali problemi che affligge le donne è proprio uno dei ricercatori di maggior rilievo del comitato scientifico dell'importante Congresso il professor Gianluca Pazzaglia. Fondatore del «Bresting Center» di Perugia, il centro diagnostico più all'avanguardia in Italia per la diagnosi del tumore al seno è considerato anche da Umberto Veronesi «uno dei più grandi specialisti nella diagnosi del tumore della mammella» Veronesi dice anche di lui «Quando ho dubbi sulle diagnosi invio le pazienti al dottor Pazzaglia». Ed è proprio il giovane specialista di Perugia a svelarci che combinando assieme le informazioni derivanti da un prelievo di liquido mammario, un test genetico salivare e un test urinario si può evidenziare un profilo di rischio e intervenire precocemente. Una novità molto importante che potrebbe ridurre la mortalità nei prossimi anni.
«Oltre 10mila donne, ogni anno, nel nostro paese, muoiono per questa malattia, e questi dati ancora molto allarmanti mi hanno portato a studiare un nuovo metodo diagnostico» spiega il dottor Pazzaglia che allo studio della prevenzione del tumore sta dedicando la vita.
In cosa consiste questa strategia?
«Prevede tre semplici passi. Il primo è un prelievo di fluido dal capezzolo, per mezzo di una semplice apparecchiatura, per poter poi eseguire l'esame al microscopio. È un esame assolutamente innocuo e indolore che permette di individuare la presenza di secrezione e in caso positivo di distinguere le cellule normali dalle cellule che presentano alcune alterazioni»
E il secondo?
«È un test genetico eseguito attraverso un campione di saliva. Mediante questo esame è possibile sapere come gli estrogeni vengono metabolizzati a livello del fegato. E non solo. È anche un indicatore importante utile a dimostrare se una donna corre rischi dall'assunzione della pillola anticoncezionale».
In Italia esistono laboratori adeguati a questi screening?
«Fino a qualche tempo fa bisognava spedire le provette per semplice posta ordinaria a laboratori oltre confine come ad esempio il Lussemburgo ma tra pochi giorni anche l'Italia potrà avere il suo centro di riferimento che stiamo organizzando a Firenze».
E il terzo passo?
«Consiste in un test delle urine. Numerosi studi hanno dimostrato una stretta correlazione tra l'insorgenza del tumore al seno e gli ormoni femminili. Le donne con vita fertile più lunga sono più a rischio sia nel caso di prima mestruazione precoce, sia in quello di menopausa tardiva. Il test delle urine permette di individuare, in termini qualitativi e quantitativi, gli estrogeni ed i loro metaboliti; la novità consiste nel fatto che gli estrogeni urinari, a differenza di quelli dosati nel sangue, indicano piuttosto fedelmente la quantità di estrogeni prodotti all'interno della mammella, in particolare nelle donne in menopausa. Giunti a questo punto si può intervenire con opportune modificazioni dello stile di vita e successivamente ripetere i test per registrarne un eventuale miglioramento e quindi un miglioramento dello stato di salute del seno».
E le classiche indagini di diagnostica senologica?
«Mammografia, ecografia e risonanza magnetica restano fondamentali. Questo metodo può essere loro affiancato ma non può sostituirle. Le prime diagnosticano una neoplasia in atto; il nuovo metodo valuta invece lo stato di salute del seno. La diagnosi precoce, consente il trattamento conservativo della mammella e la guarigione nell'80% dei casi. Purtroppo molti tumori vengono ancora scoperti dalle donne attraverso l'autopalpazione del seno».
Quanto è importante lo stile di vita?
«L'alimentazione corretta ed equilibrata e lo svolgimento di una moderata attività fisica non solo aiutano a mantenersi in forma ma permettono il calo dei casi di malignità. Non a caso secondo gli studi più recenti lo stile di vita occidentale ed il tumore al seno sembrano essere sempre più in stretta relazione. Sicuramente quanto e cosa mangiamo ha un notevole impatto».
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