Se Genova festeggia la «liberazione» dalle strisce blu

(...) non si saranno adeguate al dispositivo dei giudici, cancellando almeno la metà delle Aree Blu. Non quindi ridipingendo di bianco solo alcuni tratti, ma rivedendo integralmente la disposizione delle aree vincolate.
L'avvocato Carlo Bilanci, per conto di un gruppo di cittadini capeggiati da Giuseppe Occhiuto, aveva fatto ricorso contro la delibera numero 43 del 7 marzo 2012, con la quale Tursi aveva fatto finta di recepire la precedente sentenza del Tar, quella del 15 febbraio 2012. E il tribunale amministrativo ha nuovamente accolto la richiesta dei cittadini, anche perché tutta la giurisprudenza in materia di parcheggi a pagamento è abbastanza univoca e dice che il Comune ha davvero esagerato con le Blu Area.
I giudici hanno condannato sia la civica amministrazione, sia la Genova Parcheggi a pagare le spese legali (5000 euro più Iva e altre spese) e soprattutto a rispettare tassativamente entro due mesi la precedente sentenza. Rendendo nulla la delibera del Comune, di fatto, la sentenza del Tar rende illegittime anche tutte le multe o le richieste di esazione portate avanti nell'ultimo anno. Soprattutto, ad oggi, è come se non esistessero le strisce blu in quelle tre zone oggetto della prima sentenza. Un parcheggiatore non potrebbe chiedere neppure un centesimo per la sosta. O almeno, questo dovrebbe accadere da oggi a due mesi, a meno che il Comune non si affretti a rifare l'intera delibera, convincendosi finalmente a rispettare la sentenza.
Lo stesso Tar, questa volta è stato categorico con Palazzo Tursi e con la Genova Parcheggi: per evitare che questa seconda sentenza non venga rispettata a tamburo battente, il tribunale «nomina in difetto il commissario ad acta nella persona del dirigente del dipartimento pianificazione territoriale ed urbanistica della Regione Liguria, che darà attuazione alla pronuncia nei successivi sessanta giorni». E questo commissario sarà ovviamente pagato dai condannati, Comune e società dei posteggiatori con duemila euro.
Esultano ovviamente i cittadini, che però non intendono fermarsi. Giuseppe Occhiuto, già leader degli ambulanti, pensa ad estendere il caso. «La regola non vale certo solo per le zone interessate - spiga -. Su quelle avevamo fatto ricorso e su quelle ci siamo visti riconoscere i nostri diritti. Ma siamo intenzionati a investire anche il denaro ottenuto per le spese legali al fine di presentare lo stesso ricorso anche per altre aree». Albaro e la Foce sono già nel mirino, per la gioia di molti commercianti che mal sopportavano la gabella imposta ai loro potenziali clienti.
L'unica cosa sulla quale il tribunale amministrativo ha «risparmiato» i condannati è stato il richiesto pagamento dei danni ai cittadini.

La «domanda risarcitoria» è stata respinta. Almeno per questa volta. C'è da credere che se il Comune proverà ancora una volta a non rispettare le sentenze della magistratura, anche i danni potrebbero diventare pesanti.

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