Siamo sicuri che De Canio sia l'uomo giusto per il Genoa?

(...) finalmente ammesso in televisione: «Non mi capacito di come possa aver scelto due allenatori come quelli dell'anno scorso». Senza peraltro: a) scusarsi per l'aggravante di aver richiamato Malesani; b) scindere le responsabilità di Marino, che c'erano, da quelle di Malesani. Un tecnico che subentra è sempre molto meno responsabile di quello che parte; c) dire che il padre di tutti gli errori è stato quello di non aver confermato Ballardini, che pure era già sotto contratto, per dare retta alla sua pancia. Mentre sarebbe stato sufficiente ascoltare la testa, gli osservatori che capiscono almeno qualcosina di calcio, i suoi consiglieri più fedeli e ricostruire la stagione precedente per fare un monumento al tecnico di Ravenna.
E questo lo scrive uno che, in tempi di anti-preziosismo dilagante, anche da parte di molti dei suoi aedi, sostiene che comunque occorre dare atto al Joker di aver firmato la più bella serie di sempre del Genoa in serie A. E dimenticarsi questo è disonesto intellettualmente, oltre che ingeneroso. Ecco, detto tutto questo, e ringraziato Gigi De Canio per aver accettato di guidare il Genoa nelle ultime giornate dello scorso campionato, credo che ci sia da lanciare per tempo l'allarme. Proprio come avevo fatto, su queste colonne e ospite di Giovanni Porcella a Gradinata Nord su Primocanale Sport, con Malesani. Il titolo era abbastanza forte. Erano ancora i tempi in cui il Genoa andava bene, almeno a livello di punti, ma già si capiva che era una squadra senza capo nè coda. Eppure Malesani, in una delle sue conferenze stampa surreali, spiegò che si aspettava dai tifosi «gli applausi». Titolai: «Lo applaudiremo solo quando se ne andrà». I guardiani dell'ortodossia malesaniana insorsero e sui siti internet non mancarono quelli che mi insultarono per lesa-genoanità. Per la cronaca, sono gli stessi che tre mesi dopo insultavano Malesani.
Insomma, io che genoano non sono (e neanche sampdoriano, se è per questo), ma che ho a cuore le due squadre della mia città, ho paura di rivivere lo stesso film. Della Sampdoria mi fa paura il fatto che sia più o meno la stessa squadra che è salita in serie A solo in extremis e superando anche con una notevole fortuna Sassuolo e Varese: come è possibile affrontare la massima categoria con la stessa gente? E l'eliminazione di Castellammare di Stabia dalla Coppa Italia, a fronte di quello che era uno degli obiettivi della stagione a detta di Ciro Ferrara (così come lo era per Atzori) è qualcosa in più di un campanello d'allarme. Ora il rischio è quello di montarsi la testa per aver battuto le riserve delle riserve del Barcellona. Siamo seri.
Così come è qualcosa in più di un campanello di allarme l'eliminazione del Genoa. Non per la sconfitta ai rigori in sè, quella ci sta e non preoccupa. A preoccupare è il fatto che, dopo i primi cinquanta minuti, obiettivamente belli e divertenti, i rossoblù siano completamente scoppiati. E il Verona, che poteva essere giustamente eliminato a Chiavari dalla Virtus Entella la settimana prima, sembrava il Barcellona. Quello vero, però. Non quello andato in campo contro i blucerchiati.
Siamo a inizio stagione e fare processi preventivi sarebbe sbagliato. Ma anche mettere la testa sotto la sabbia è un grosso errore. E allora occorre dire tranquillamente e serenamente un paio di cose: De Canio è meglio di Malesani (ci mancherebbe). Però non è stato lui a salvare il Genoa lo scorso anno, ma il fatto che il Lecce sia crollato nelle ultime giornate.
Di più: De Canio è meglio di Malesani, ma la confusione vista nella formazione di sabato sera, rischia di avvalorare il sospetto che fra i due ci sia una certa somiglianza. Che senso ha avuto fare entrare Granqvist e Moretti, giocatori che a Genova hanno fatto il loro tempo e che, chiaramente, non avrebbero potuto in alcun modo pesare sulla partita da «dentro o fuori»? E, soprattutto, a che titolo il tecnico di Matera ha chiesto la conferma dello svedese, difensore imbarazzante e legnoso?
Mica finita. Gilardino, sempre più inguardabile, in campo e Immobile in panchina è una scelta che grida vendetta. Perchè l'ex pescarese, insieme a Jankovic, è stato nettamente il migliore in campo, l'unico che ci ha creduto fino alla fine. E ancora, i giocatori tenuti in panchina: di Tozser ci hanno raccontato che è un fenomeno e che il Genoa l'ha negato a mezza serie A che voleva prenderlo; Bertolacci è una realtà e De Canio l'ha lanciato, perchè non ha avuto l'occasione di giocare nemmeno un minuto della prima di Coppa Italia? Jorquera, poi, è un mistero della fede. Il tecnico rossoblù racconta da tutta estate che è un giocatore degno del Real Madrid e che lo vede regista e che lo vede rifinitore e che lo vede di qui e che lo vede di là. Possibile che non l'abbia visto in panchina?
Insomma, un disastro. Di fronte al quale è giusto porsi delle domande, non senza aver ricordato il precedente di quando proprio De Canio fu esonerato da Preziosi dopo un'eliminazione in Coppa Italia. Così come vanno ricordati quattro numeri: il tecnico del Genoa ha giocato 195 partite in serie A, con 60 vittore, 51 pareggi e 84 sconfitte.

E così come va ricordato che i quotisti delle agenzie di scommesse, che notoriamente non sono le dame della San Vincenzo, puntano tutti i loro soldi sul fatto che il tecnico rossoblù sarà il primo a saltare. Interessante scommessa.

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