Il sindaco e il don, compagni della causa persa

(...) A confermare che il marchese rosso e il suo cappellano militante stiano giocando alle carte bollate è l'assessore al Bilancio di Genova, Franco Miceli. Lo fa perché deve rendere conto della posizione del Comune a fronte dell'ennesimo abuso commesso dai centri sociali genovesi. A chiederlo è Edoardo Rixi, capogruppo della Lega, che con un'interrogazione vuole fare luce sull'affissione abusiva di volantini che pubblicizzavano «la festa del raccolto» indetta per il 24 novembre scorso al centro sociale «Terra di Nessuno». Una festa dedicata peraltro alla produzione di marijuana. Il problema sollevato da Rixi sta anche e soprattutto nell'atteggiamento tenuto dal Comune di fronte all'uso di manifestini attaccati senza alcun permesso e senza il pagamento delle dovute tasse, su tutti i muri della città, specie nel centro.
Per questo Miceli risponde solenne che «l'affissione abusiva di manifesti non è una forma di pubblicità accettabile». Non solo: «I competenti uffici provvedono a sanzionare tali infrazioni rilevate a seguito di controlli effettuati anche con la collaborazione della polizia municipale. Nella fattispecie si è provveduto ad attivare la procedura sanzionatoria prevista dal vigente regolamento». Già detta così sarebbe una notizia clamorosa: il Comune che fa la multa ai «suoi» centri sociali! Ma l'assessore è irrefrenabile, fa ricorso alle migliori doti da censore ed esagera: «Per quanto riguarda il contenuto peculiare del manifesto in questione, gli uffici interessati stanno verificando, in collaborazione con la civica avvocatura, la sussistenza di elementi tali da richiedere la segnalazione alla competente autorità giudiziaria».
Ci sarebbe tutto, persino la denuncia penale. Roba da non crederci. Infatti. C'è tutto e c'è anche il «però» che smonta tutto. «L'affissione abusiva presenta una oggettiva difficoltà di contrasto a causa della capillarità e ripetitività del fenomeno», scrive Miceli. Non si fa a tempo a pulire che già compaiono nuovi manifestini. Ma soprattutto «una ulteriore difficoltà è rappresentata dalla necessità di individuazione del soggetto cui imputare i provvedimenti sanzionatori. Non avendo i centri sociali personalità giuridica, le sanzioni vengono emesse nei confronti dell'associazione che risulta rappresentarli in quanto, ad esempio, controparte dell'amministrazione nell'affitto dei locali occupati dai centri sociali». Eccolo lì, don Gallo. È lui il referente e il garante dell'«Associazione per la promozione degli spazi sociali autogestiti». È lui che ha firmato gli accordi con il Comune.
Ed è lui che si vede recapitare il conto del Comune. Ma, «tali provvedimenti - allarga sconsolato le braccia Miceli - vengono impugnati dall'Associazione che si dichiara non responsabile per l'affissione abusiva in quanto non esistente alcun vincolo di natura giuridica tra la stessa e i centri sociali». Ma come? Firma il contratto d'affitto per loro, e non ha legami giuridici? È furbo il don.

E il Comune lo è ancora di più, tanto che annuncia l'intenzione di non fargliela passare liscia: «A tal proposito sono pendenti ricorsi presso la Commissione tributaria provinciale di Genova». Alzi la mano chi non sa già come andrà a finire. Doria non la alza sicuro.

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