Stadio alla Fiera, più impossibile che bello

(...) del Ferraris, che ha spalti ridotti, o considerando gli spazi che la legge impone per stadi di nuova costruzione, è facile capire che lo stadio alla Fiera non ci sta, a meno di azzerare la marina e buttare giù tutti i padiglioni. Ma se si va nel tecnico, meglio chiedere agli specialisti. Ad esempio all'architetto Roberto Burlando, che firmò su incarico della Fondazione Genoa un progetto di ristrutturazione del Ferraris.
Architetto, non parlerà per motivi di cuore, vero?
«Per motivi di cuore direi comunque no all'abbattimento del Palasport, ma è un altro discorso».
Togliamoci il dente.
«Il Palasport è una parte di Genova. Architettonicamente è un monumento. Urbanisticamente è affascinante. Potenzialmente è un gioiello. Il fatto che sia sottoutilizzato e male in arnese, non è sufficiente per demolirlo. Se consideriamo il fatto che il Salone Nautico ha problemi, chiaramente contestualizzabili nella crisi, allora cosa dovremmo dire del Carlo Felice? Demoliamolo».
Ma si può demolire il Palasport?
«È un'opera pubblica e ha più di 50 anni, quindi un vincolo ce l'ha. Bisogna senz'altro sentire la Soprintendenza».
Veniamo allo stadio. Molti ne parlano come di un'opera indispensabile.
«In questi giorni ero fuori Italia. Quando ho sentito dire che la mia città si sta interrogando su uno dei temi fondamentali per il suo futuro, ho pensato a Gronda, Terzo valico, messa in sicurezza dei torrenti, case popolari, gestione del verde, sicurezza del centro storico, nuovo Puc. Invece si parla di stadio alla Fiera».
Un'idea comunque innovativa.
«L'idea è affascinante, aveva solleticato anche noi, quando eravamo stati incaricati di studiare aree alternative all'Aeroporto, alla Colisa e verificare la fattibilità della ristrutturazione del Ferraris. Esiste anche un'idea per uno stadio a mare, con ribaltamento e riempimento, una vera isola sulla quale veder sorgere il nuovo stadio di Genova. Per uno stadio in quell'area dovremmo però ripensare tutto il fronte a mare da Punta Vagno alla Foce».
Allora si può fare?
«I problemi sono smisurati e diversi, per ogni soluzione avanzata. Ma al posto del Palasport, no. Lasciando per un attimo in silenzio il cuore, guardiamo i numeri. Il Palasport ha un diametro di 160 metri, il campo di gioco, comprese le aree calme, è di 120x80 minimo. Con gli spalti arriviamo a 220 metri per 130 (il Ferraris di oggi). Con ulteriori 30 metri di anello perimetrale l'ingombro in pianta è di almeno 280 x 190. L'altezza dello stadio con gradinate e sistema di copertura, è di circa 29 metri, circa 10 metri oltre il Palazzetto attuale. Ma tutto è fattibile, riempiendo un po' il mare e scavando...»
Solo per lo stadio in sé. Ma non si dice che già il Ferraris non ha intorno gli spazi necessari?
«I temi sono molti, l'infrastrutturazione della città, l'accesso da e alla Soprelevata, la contemporanea vita dello stadio insieme alla Fiera, l'accessibilità, i necessari 17.500 metri quadrati di spazio libero all'esterno del complesso, i parcheggi, l'imponenza della struttura di fronte a corso Saffi che chiuderebbe la vista a mare anche ai passanti, senza contare l'inquinamento luminoso sulle abitazioni circostanti e rialzate, l'inevitabile demolizione della Marina, compromettendo il futuro del Salone Nautico e di Euroflora».
Lo stadio ucciderebbe il Salone?
«Genova non può vendersi senza una strategia di città e immaginare il proprio futuro. Se Genova si lascia violentare, credo sia impossibile rialzarsi. E poi la demolizione del Palasport, se non affiancata alla realizzazione di un nuovo Palazzetto dello Sport per la città verrebbe a depauperare lo scenario sportivo, già pesantemente in declino».
E spostare la Fiera?
«Il bello della Fiera di Genova è proprio lo sbocco a mare, quello che permette il Nautico e altre manifestazioni. Con spazi ridottissimi e senza marina potrebbe mettersi in concorrenza, e perdendo alla grande, con la Fiera di Parma».


Quindi?
«Quindi, a mio avviso, o si ripensa alla città, cogliendo l'occasione del nuovo stadio per ridisegnare tutto il fronte mare e le aree dismesse, oppure Genova ne uscirà più ferita e moribonda di oggi. Senza contare che quando realizziamo infrastrutture a Genova, queste sono già vecchie, vedere la Metropolitana per credere, progetti degli anni "80 realizzati già morti nel 2012».

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