Tutti quelli che «io ve l’avevo detto»

(...) da parte di esponenti dei centri sociali e degli ubiqui «pacifisti» No Tav, in trasferta dalla Valsusa, mentre lui si concedeva una birra al tavolo con gli amici. Condanna, esecrazione, presa di distanza, censura? Manco per idea! Bazzecole, pinzillacchere. E silenzio assordante da parte dei «sinceri democratici di sinistra». Ancora: l’aggressione, solo pochi giorni prima, nel mercato di Sampierdarena, al candidato del Carroccio per il consiglio comunale, Fabio Costa, che stava semplicemente e ordinatamente snocciolando le magagne del sindaco uscente Marta Vincenzi. A un certo punto è spuntato un energumeno che ha intimato a Costa di «smetterla, altrimenti vedi cosa ti faccio!». Solo il pronto intervento dei carabinieri ha evitato che l’intimidazione degenerasse in violenza. Risultato? Silenzio assordante, eccetera, eccetera. Bazzecole, pinzillacchere.
E allora le scritte (con tanto di insulti e minacce) apparse sui muri degli edifici a pochi metri dall’abitazione del candidato sindaco dei moderati, Pierluigi Vinai? Solita reazione: nulla, nonostante l’episodio fosse quasi contemporaneo alla misteriosa intrusione di ignoti nella sede del Pdl, in via Macaggi, da cui sono stati sottratti computer e mandati all’aria documenti e suppellettili. Una «tecnica» analoga, per certi versi, a quella applicata nei locali della Lega in via Cantore, messi a soqquadro dai soliti ignoti «burloni»... Salvo, poi, urlare contro l’intimidazione e invocare «la mobilitazione democratica» e l’immancabile «resistenza antifascista», in occasione della gazzarra - certamente biasimevole - inscenata al dai sostenitori dei candidati sindaci «di Serie B» esclusi dal dibattito pubblico dei concorrenti.
Ieri, l’attentato al top manager ansaldino ha scosso, improvvisamente e drammaticamente, dal torpore democratico e progressista anche gli scopritori dell’acqua calda. Vale per tutti la dichiarazione congiunta di Lorenzo Basso, segretario ligure del Pd, e di Giovanni Lunardon, suo omologo a Genova: «Il grave attentato di questa mattina - scrivono - segna un salto di qualità in un clima di crescenti atti vandalici, minacce e violenze che hanno avuto come bersagli forze politiche di ogni schieramento e media locali». Meglio tardi che mai, in sintonia del resto con Marco Doria «e tutti i componenti della lista che porta il suo nome» che «esprimono sdegno per il gesto criminoso compiuto nei confronti del pacifico e democratico cittadino genovese Adinolfi». Sorge il dubbio: che, a giudizio di Doria e del suo comitato, gli altri cittadini genovesi oggetto di violenze e intimidazioni non siano altrettanto pacifici e democratici, visto che, nei loro confronti, non è stata espressa nessuna solidarietà.
In ogni caso, ben vengano anche le reazioni a scoppio ritardato o, addirittura, a tempo scaduto, contro la violenza.

Purché, intendiamoci, ci si renda conto finalmente che chi fa finta di non vedere, o di vedere in una sola direzione, non può accreditarsi come amministratore pubblico e rappresentante delle istituzioni. Neanche a livello metropolitano.

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