Per Geronzi quasi certa la riconferma

Gli avvocati parlano di sentenza «aggressiva». Colaninno: «Confido nell’assoluzione in appello». Grande soddisfazione invece per le parti civili

Gianluigi Nuzzi

da Milano

Dopo la dura sentenza di venerdì sera a Brescia per il crac Italcase Bagaglino - 219 anni e 9 mesi inflitti dai giudici ai 62 imputati contro i 173 chiesti dall’accusa - i vertici di Capitalia, Mediobanca e Popolare Italiana devono decidere su un’eventuale sospensione di Cesare Geronzi, Roberto Colaninno e Divo Gronchi, condannati per concorso nel dissesto del gruppo di Mario Bertelli. È tuttavia molto probabile che le assemblee decideranno di confermare i banchieri.
Lunedì si inizia con il CdA di Capitalia per Geronzi e Colaninno, mercoledì sarà il turno di Popolare Italiana. In effetti, la legge e il regolamento sui requisiti di onorabilità degli amministratori di società bancarie e sgr prevedono la sospensione immediata dalla carica anche a fronte di una condanna non definitiva. Ma l’ultima parola spetta sempre e comunque all’assemblea che può anche confermare la fiducia nei suoi amministratori. Ed è quindi facile ipotizzare che già il 18 gennaio l’assemblea di Capitalia andrà a confermare il suo presidente Geronzi, votando la «non revoca» dell’incarico fiduciario confermato solo qualche giorno fa.
Intanto si passa al microscopio le 12 pagine della sentenza. Caso raro, il collegio, con Enrico Fischetti presidente, ha inasprito le pene, aumentandole quasi di un terzo rispetto alle richieste della pubblica accusa. Nel mirino soprattutto i rappresentanti del mondo bancario. Il caso più clamoroso è sicuramente quello di Colaninno, presidente della Piaggio. Si è visto addirittura quadruplicare la pena richiesta dal pm Silvia Bonardi: da 12 mesi a 4 anni e un mese. «Sono molto amareggiato dalla sentenza - afferma in una nota -, poiché ritengo che il mio comportamento, quale consigliere di amministrazione non esecutivo di Banca agricola mantovana, sia sempre stato orientato in completa buona fede a una positiva soluzione della crisi del gruppo Bertelli, che garantisse i fornitori e i creditori in generale. Resto convinto della correttezza e regolarità delle decisioni alle quali ho partecipato e per questo confido in una piena assoluzione in sede di appello».
Così in Banca di Roma. Il condirettore centrale Mario Carbone si è visto più che raddoppiare la pena (4 anni e 5 mesi contro i due chiesti dal Pm), il collega Massimo Amari 4 anni e un mese, rispetto ai 2 chiesti dal Pm. Leggermente alleggerite le posizioni dell’ex ad Antonio Nottola e di Cesare Geronzi: dai 2 anni dell’accusa ai 20 mesi inflitti. «La sentenza mostra un’ingiustificata aggressività - affermano i difensori del presidente di Capitalia - In particolare per quanto riguarda il Presidente Geronzi, occorre precisare che è stato assolto dalla imputazione principale di concorso in bancarotta preferenziale per non aver commesso il fatto ed è stato invece ritenuto responsabile del reato di concorso in bancarotta semplice, accusa da respingere con assoluta fermezza. Infatti, benché la pena principale e le pene accessorie non producano effetto in quanto sospese, occorre rilevare che l’accusa è fondata sulla sola partecipazione a un’unica riunione del Comitato Esecutivo che non decise nulla, ma fu semplicemente informato di un fido già deliberato e concesso dal Comitato Fidi».
Grande soddisfazione, invece, per le parti civili. Il Tribunale, rinviando alle sezioni civile la quantificazione dei risarcimenti, ha già stabilito provvisionali per 57,5 milioni di euro. Tra chi si è costituito, spiccano 8 fallimenti delle varie società del gruppo Italcase. Per quello del Country Village i giudici hanno stabilito una provvisionale di 50 milioni di euro. Vi sono poi il Comune di Stintino (15 mila euro) e l’agenzia delle Entrate (2 milioni di provvisionale). Sino a una lista di una sessantina tra aziende e artigiani che lavorarono per la realizzazione dei villaggi e i privati che sottoscrissero quote. «È il primo trionfo della giustizia - spiega Giancarlo Lenzini, avvocato di parte civile - in un rilevante crac immobiliare con i risparmiatori che hanno perso l’investimento della seconda casa al mare. In genere da processi analoghi le parti civili non ricavano nulla ma stavolta i piccoli risparmiatori verranno rimborsati. Insomma, oltre a Berlino, c’è un giudice anche a Brescia». La vicenda giudiziaria è comunque ancora lunga; siamo lontani dagli esiti definitivi.

Gran parte degli imputati, ad esempio, ricorreranno sicuramente in Appello subito dopo le motivazioni che saranno depositate nei canonici 90 giorni. La battaglia giudiziaria proseguirà anche nei numerosi fallimenti ancora pendenti e nelle numerose cause di risarcimento che verranno intentate davanti ai giudici civili.
gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it

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