«Giustizia sul punto di non ritorno»

L’opposizione: sarebbe meglio prima tutelare le aree verdi che pensare allo stop del traffico

Se lo scorso anno avevamo a che fare con una giustizia «malata terminale», quest’anno siamo addirittura «prossimi ad un punto di non ritorno». Con processi sempre più lunghi, pene inefficaci e delinquenti stranieri che in una situazione così ci sguazzano, al punto che «trovano conveniente dal punto di vista giuridico operare nel nostro paese». È sempre più catastrofica la fotografia della giustizia nel distretto di Roma fatta ieri dal presidente reggente della Corte d’appello capitolina Claudio Fancelli all’inaugurazione dell’anno giudiziario.
Le istanze di giustizia crescono con ritmo costante e vanno ad ingolfare un sistema già in crisi, dilatando sempre più la durata dei procedimenti, sia civili che penali. Il tutto a vantaggio degli avvocati, sempre più numerosi, addirittura più numerosi a Roma che nell’intera Francia. A generare disfunzioni e rallentamenti nella trattazione delle cause, osserva Falcelli, è spesso anche il turn over cui sono sottoposti i magistrati, i quali spesso si trovano a lavorare in settori di cui non si occupavano da tanto tempo. E anche se la maggior parte di loro lavora sodo, visto che la produttività media delle magistratura a Roma è aumentata, in Corte d’appello si segnala «un’allarmante dilatazione del numero dei processi civili (più che triplicati dal 2000 al 2007) e dei tempi di definizione (passati come durata media da 1060 a 1120 giorni)». Ed è Latina, con un procedimento civile andato avanti per 1.400 giorni, ad aggiudicarsi la maglia nera della durata media dei procedimenti. Le cose non migliorano nel penale, dove i processi continuano ad avere mediamente una durata «non ragionevole» e le prescrizioni a mantenersi su livelli preoccupanti: tra il luglio del 2006 e il giugno del 2007 sono stati 8.173 i procedimenti definiti per prescrizione nel Tribunale di Roma, 16.706 quelli in tutti i Tribunali laziali.
Il presidente reggente della Corte d’appello non fornisce dati precisi, ma si limita a definire «rilevante» il numero dei reati commessi da cittadini stranieri, in particolare extracomunitari. «Si tratta spesso di clandestini - spiega - facile preda delle organizzazioni criminali nelle quali vengono prontamente arruolati. Furti, spaccio di stupefacenti, prostituzione e caporalato sono i settori in cui più numerosi si registrano gli episodi delittuosi che vedono coinvolti cittadini stranieri. Ma gli stessi sono risultati implicati anche in più gravi reati, per commettere i quali ci si è strutturati in gruppi dediti al traffico di droga, alla tratta di donne e di minori». Preoccupa anche la delinquenza minorile straniera: più del 50 per cento dei minorenni denunciati, infatti, sono stranieri, e di questi il 44,83 per cento sono di origine slava. L’attenzione del magistrato è rivolta anche agli omicidi colposi commessi in violazione delle norme sugli infortuni sul lavoro. Un fenomeno consistente, talvolta anche in imprese piccole con manodopera in nero.

E il livello di tutela continua ad essere inadeguato.
I divorzi sono in aumento (dai 6.981 del 2006 ai 7.116 dello scorso anno) mentre diminuiscono le separazioni (da 13184 a 12648), anche se quelle giudiziali prevalgono le consensuali.

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