Il governo che conta come Fidel

C’è qualcosa di peggio di un governo che attua la lotta di classe? Certo, l'ingovernabilità. E c'è qualcosa perfino di peggio? Certo, un governo di sinistra che non governa, ma pratica l'economia del malaffare, caso Telecom, ed esperimenti autoritari come il controllo totale fiscale preventivo ed intrusivo disegnato da Visco. Non c'è un limite al peggio? No, con questi governo e maggioranza e con lo stile personale di Prodi non c'è. Ci sarà, quindi, ancora un peggio? Beh, dopo tutte queste cose ci sono solo Fidel Castro e Hugo Chavez e non credo, pur i Bertinotti, Diliberto, Rizzo e altri comunisti lirici tentandolo, che la nostra democrazia potrà degenerare in qualcosa che assomigli a quei regimi. Tuttavia, si nota nella legge finanziaria una forte tendenza a concepire misure irrealistiche, surreali, che sono un precursore di sudamericanizzazione.
Non è la raffinatissima surrealidad di Borges, ma una irresponsabile e cinica distorsione della realtà. In base al requisito del realismo un qualsiasi governo italiano deve assolutamente mettere in priorità il contenimento e la riduzione del debito e penso di non dover spiegare il perché ai lettori. Nella finanziaria e proposte legislative economiche il problema del debito non c'è più. Il bravo Tremonti non ha avuto tutto il successo che sperava nel tentare di abbattere questo macigno che pesa sulle nostre speranze tentando operazioni «patrimonio contro debito». Ma ci ha provato e se fosse al governo avrebbe ora più dati ed esperienza per organizzare meglio il patrimonio pubblico alienabile allo scopo di riuscirlo a vendere bene e senza distorsioni per abbattere fette di debito. La sinistra, invece, ha proposto la surreale misura di dare in affitto per 50 anni immobili pubblici. Così si spreca l'unica risorsa che abbiamo contro un debito altrimenti non ripagabile e gli affitti eventuali - a chi, alle cooperative? - non andranno a riduzione del debito, oltre che irrisori. Poi, che senso ha vagheggiare una sorta di assicurazione obbligatoria contro le catastrofi se non si definisce prima - ed è una questione di livello costituzionale - il confine preciso tra la responsabilità degli individui e dello Stato per pagare i danni, il secondo obbligato a definire quale esatto livello di rischio intende coprire con la prevenzione in modo da lasciare il resto alla copertura privata. Questi sono matti: o non hanno mai studiato la delicatissima questione dei limiti di responsabilità dello Stato in materia di gestione dei rischi oppure hanno frettolosamente confezionato un pacchetto di regalo al cartello delle assicurazioni, danneggiate da una misura pseudoliberalizzante di Bersani. Molti lettori non lo sanno perché è materia molto specialistica, ma quando uno Stato definisce norme in materia di rischi, in realtà determina quante morti sono accettabili in caso di disastro e quante, invece, bisogna evitare via denari fiscali che finanziano la prevenzione. È uno dei temi più profondi della «filosofia dello Stato» e questi della sinistra lo derubricano come gettone di compensazione ad una lobby. Ma dai. Ci sarà un gran finale? Certo, l'anarchia. Sindaci, sindacati, patronati, tutto il populume che vive di assistenza pubblica senza necessità reale in rivolta per mantenere il bottino, minacciando di togliere un voto al Senato senza il quale la maggioranza non esisterebbe.

E i portatori di handicap, altri veri svantaggiati, calpestati da questi assatanati per mantenere il finanziamento delle loro feste estive. El pueblo al poder! Y como? Luchando, creando poder popular. Berlusconi, Fini, tiriamoli giù e torniamo alla realtà.
www.carlopelanda.com

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