Una gran festa da Vivaldi alle chitarre elettriche

da Edimburgo

Giunto alla sua sessantesima edizione, il Festival Internazionale di Edimburgo che ogni agosto si svolge nella capitale scozzese (dall’altro ieri al 22 settembre), quest’anno celebra la musica antica, Italia in testa con Monteverdi, Cavalli, Vivaldi.
Il nuovo direttore della manifestazione, Jonathan Mills, ha spostato l’enfasi dall’attualità politica internazionale che era stato il tema di fondo l’estate scorsa, sull’importanza della mitologia e dell’allegoria, «sulla loro interazione fra le culture nell’arco dei secoli e le risonanze per il futuro», come ha detto Mills.
Ha anche ridimensionato una manifestazione culturale che, lanciata nel 1947 come simbolo europeo di pace dopo gli anni della guerra, aveva assunto negli ultimi anni dimensioni ipertrofiche coprendo di tutto, nel bene e nel male, dalla musica al teatro, all’arte e alla letteratura, al cinema con l’accento sulle sperimentazioni più ardite da tutto il mondo.
Non a caso ha invitato lo studioso Simon Schama a tenere una conferenza sul significato dei festival, questi eventi onnipresenti nel mondo troppo spesso legati al mercato del consumo, che esaltano la quantità a scapito della qualità così che idee e innovazioni rischiano di disperdersi in un’atmosfera gaudente che va alla ricerca del nuovo senza conoscere e negando l’antico.
La sua prima edizione del festival è dunque strutturata con un piede ben fermo nelle nostre radici culturali, soprattutto per quanto riguarda la musica e il teatro: Thomas Adès ma anche i Madrigali di Monteverdi, una rilettura della Poppea sempre di Monteverdi interpretata dalla Vienna Schauspielhaus e la Casa di bambole di Ibsen rivisitata in una propria casa di bambole dove le donne sono alte e gli uomini minuscoli, ma anche le Baccanti di Euripide e l’ultima pièce del sudafricano Athol Fugard Exits and Entrances
Inaugurato venerdì con il Candide di Bernstein, l’accento si è spostato subito sulla musica antica con l’Orfeo di Monteverdi in una produzione catalana sotto la direzione di Jordi Savall con una cast di virtuosi del canto barocco prevalentemente italiani. In forma di concerto invece l’Orlando Furioso di Vivaldi con la Scottish Chamber Orchestra diretta da Jean-Christohe Spinosi. Ancora di Vivaldi Chiara Banchini dirige lo Stabat Mater, mentre Rinaldo Alessandrini con il suo Concerto Italiano, ormai di casa a Edimburgo, quest’anno porta i Madrigali di Monteverdi. Molto raffinata la serie di concerti sotto il titolo Harmony and Humanity in cui figurano complessi italiani come La Venexiana, con musiche che vanno da Palestrina a Bach.


Che noia, diranno alcuni, ma potranno rifarsi con La Didone di Francesco Cavalli, un’opera del 1641 che il Wooster Group ambienta fra immagini video e suona con chitarre elettriche. Uno dei colpi più fortunati di Jonathan Mills in questo festival ds’agosto.

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