Grazie ai farmaci biosimilari accesso a terapie innovative

Sentiremo parlare sempre di più di farmaci biosimilari. Ossia di quei farmaci comparabili in termini di qualità, sicurezza ed efficacia a un farmaco biologico già in commercio e il cui brevetto è scaduto. Infatti, tra il 2015 e il 2020 scadranno i brevetti di un numero rilevante di importanti farmaci biotecnologici, che hanno rappresentato una svolta nella cura di patologie invalidanti e potenzialmente letali come l'artrite e il cancro. Questo aprirà la strada all'ingresso di nuove categorie di farmaci biosimilari, soprattutto in aree terapeutiche ad alto costo, permettendo l'accesso alle cure ad un maggior numero di pazienti.
Attualmente, è l'azienda farmaceutica Sandoz a detenere la leadership del mercato, con tre biosimilari già in commercio - filgrastim, epoetina alfa e ormone della crescita - e studi in corso per lo sviluppo di altre quattro nuove molecole. Tali studi riguardano anche una nuova categoria di farmaci biosimilari ancora più complessi: gli anticorpi monoclonali.
«Gli anticorpi monoclonali rappresentano una terapia innovativa per la cura di patologie gravi come i tumori e i linfomi poiché vanno ad agire direttamente sui fattori di crescita implicati nella genesi tumorale», spiega il prof. Adriano Venditti, Associato di Ematologia dell'Università di Roma Tor Vergata. «L'avvento dei farmaci biosimilari è certamente una sfida per il futuro. L'avvio di trial clinici di confronto con gli originatori dimostra che i biosimilari sono una realtà che va gestita. In questo senso, credo che sia giusto e opportuno che la classe medica venga coinvolta nel dibattito per contribuire alle decisioni e alle scelte con ruolo attivo e propositivo». L'ingresso sul mercato dei nuovi biosimilari mAb, aumenterà la concorrenza e rappresenterà, quindi, una importante opportunità per ampliare le possibilità di accesso dei pazienti alle terapie innovative e per liberare risorse per il Sistema sanitario nazionale, un fatto che, soprattutto in un momento storico come questo, non è da sottovalutare. Secondo uno studio condotto dall'istituto di ricerca Iges Institut su 8 Paesi europei, infatti, i risparmi potrebbero attestarsi tra i 12 e i 33 miliardi entro il 2020 (3,2 miliardi solo per l'Italia). Tutte risorse da reinvestire in ricerca e innovazione.
Altro aspetto da non sottovalutare, è quello relativo all'informazione rivolta ai medici e ai cittadini.

Trattandosi di farmaci ospedalieri, è fondamentale migliorare il livello di conoscenza dei farmaci biosimilari tra la classe medica, fornendone la documentazione che ne attesti efficacia e sicurezza. Ed è necessario tutelare uniformemente i diritti dei cittadini alla personalizzazione e alla sicurezza del trattamento.

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