Dopo la Tav, il nuovo terreno di scontro tra M5S e Lega si sposta a Genova. Il ministro Danilo Toninelli ora è pronto a diventare l'alfiere del no alla Gronda, la bretella autostradale che ridurrebbe i tempi di percorrenza per raggiungere Milano.
Un'opera che Genova attende da 20 anni e che, soprattutto dopo il crollo del ponte Morandi si fa sempre più dirimente. Beppe Grillo non vuole che il M5S ceda anche su questo fronte e non perde occasione di manifestare il suo sostegno a Toninelli che pochi giorni fa ha bloccato l'opera. Luigi Di Maio, dal canto suo, spiega La Stampa, si trova con le mani legate e di fronte ai fedelissimi che chiedono la testa del titolare del ministero dei Trasporti, risponde: "Beppe dice che sta facendo un ottimo lavoro sulla Gronda, come faccio a chiedergli un passo indietro?". Così Toninelli, dopo essere divenuto il martire della battaglia sull'Alta Velocità Torino-Lione, sta assumendo il ruolo di beanimino di Grillo e degli attivisti irriducibili che a Genova dicono no alla Gronda, un'opera che prevede un tunnel dentro la montagna ad hoc per i mezzi pesanti.
La Lega, è noto da tempo, vorrebbe sostituire Toninelli e Matteo Salvini lo ha fatto capire chiaramente più e più volte. L'ultima proprio ieri. "Il ministro dei blocchi - lo chiama così - Può fare di meglio. Di Maio ribadisce la fiducia? Però continua a dire che la Tav non serve. Non so se ha cambiato idea anche sulla Gronda di Genova, visto che ci stiamo avvicinando all’aniversario di agosto".
I leghisti non vogliono cedere a compromessi tanto che è già stata respinta al mittente anche la proposta avanzata da Toninelli di una "mini-Gronda", sponsorizzata da Alice Salvatore, capogruppo pentastellata in Regione. Il Carroccio accusa, infine, Toninelli di nascondere il risultato dell’analisi-costi benefici sulla Gronda in quanto confermerebbe la validità del progetto.
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