La prima guerra mondiale finisce domani

Settanta milioni di euro:ç è l'ultima tranche delle riparazioni che la Germania verserà ai Paesi vincitori. Per la locomotiva dell'Europa è un piccolo esborso

Sta per essere definiti­vamente archiviato il contenzioso della pri­ma guerra mondiale (1914-1918). La Ger­mania doveva anco­ra pagare- e lo farà appunto do­mani- ai Paesi vincitori 70 milio­ni di euro come ultima tranche delle riparazioni che le furono imposte dal trattato di Versail­les del 1919. Contemporanea­mente sarà festeggiato a Berli­no il ventesimo anniversario della riunificazione. Quando le due Germanie si ricongiunsero le conseguenze della sconfitta nella seconda guerra mondiale non erano ancora state del tutto composte: lo furono nel 1994. Resta comunque il fatto che le immani sofferenze causate dal­le­aggressioni hitleriane e gli im­mani sacrifici cui, per punizio­ne, fu assoggettato il popolo tedesco, sono stati passati agli atti prima che il debito della prima sconfitta venisse estinto. La tranche che la signora Angela Me­rkel si appresta a onorare è, per una economia florida e per un Paese che è la locomotiva d’Eu­ropa, puramente simbolica. Testi­monia tuttavia d’un atteggiamen­to dei vincitori del 1918 che fu senza dubbio duro e, alla luce delle conse­guenze che ebbe, imprudente e im­previdente. Alla Germania si chiese di riconoscersi massima responsa­bile della prima guerra mondiale ­ responsabilità me­no evidente di quel­la nazista nella se­conda- e di versare ai vincitori (Fran­cia, Inghilterra, Ita­lia e Belgio) 132 mi­liardi di marchi oro.L’economia te­des­ca fu messa in gi­nocchio, la Repub­blica di Weimar che aveva pre­so - male - le redini del Paese si trovò alle prese con un’iperin­flazione devastante, e di conse­guenza con un montante mal­contento popolare. Un dollaro valeva, nel novembre del 1923, quattro miliardi e 200 milioni di marchi. Sul risentimento per una ves­sazione che, dichiarando di vo­ler colpire la strategia guerra­fondaia di Guglielmo II, affama­va invece la gente comune, si fondarono la propaganda e il successo delle croci uncinate. (In un analogo processo stori­co anche il fascismo fece leva sulla «vittoria mutilata», so­stenendo che Versailles avesse penalizzato l’Italia, che pure era tra i vincitori) Una volta preso il potere, Hit­ler sospese i pagamenti del debito, primo atto d’una esca­lation che l’avrebbe portato al­la remilitarizzazione della Re­nania, alle annessioni di Au­stria e Cecoslovacchia, al­l’aggressione della Polonia, allo scontro fatale prima con le democra­zie­occiden­tali, poi con l’Urss di Stalin e con gli Stati Uni­ti. Nel 1945, de­bellato il nazi­smo, riaffiorò il problema delle vec­chie riparazioni. La Repubbli­ca federale di Bonn riuscì per fortuna, nel 1953, a far capire agli angloamericani - nel frat­tempo il ruolo di pericolo pub­blico numero uno era passato dal nazismo ormai scomparso al comunismo staliniano ­quanto sarebbe stato folle ridur­re nuovamente alla disperazio­ne i tedeschi. L’importo da ver­sare fu ridotto a 30 miliardi di marchi. Restavano peraltro in sospeso - cito da un articolo di Alessandro Alviani sulla Stam­pa­due obbligazioni siglate tra il 1945 e il 1953, da onorare, si specificava, dopo la riunifica­zione tedesca. Prospettiva che pareva allora remota e quasi ir­realizzabile e che invece si è poi avverata. Cosicché le cambiali delle quote insolute sono state riproposte, e la signora Merkel finalmente pagherà saldando i conti con la guerra guglielmina. I conti con la guerra hitleria­na, lo si è accennato, sono stati invece chiusi da tempo (ma c’è voluto mezzo secolo per rego­larli). In effetti nel 1945 lo status della Germania nazista era ben diverso da quello della Germa­nia del 1918. Alla seconda era stata riconosciuta, pur nella sconfitta, la dignità di Stato so­vrano, autorizzato ad ammini­­strarsi e ad avere una autono­ma politica internazionale. Vi fu pertanto un formale trattato di pace. La Germania nazista ­ho già avuto occasione di spie­garlo recentemente nella rispo­sta a un lettore­come entità sta­tale non esisteva più. I vincitori la consideravano uno Stato cri­minale i cui dirigenti dovessero essere mandati- e lo furono- al­la forca, e il cui territorio venis­se spartito un zone e gestito da americani, inglesi, francesi e russi. Niente trattato di pace, dal momento che uno Stato te­desco non esi­steva, o che, con il trascor­rere degli an­ni, ce ne furo­no due per­ché l’Urss vol­le erigere a Stato il territo­rio tedesco occupato (e le democra­zie avallaro­no, obtorto collo , questa mostruosi­tà). Dopo la ca­duta del mu­ro di Berlino e l’implosio­ne dell’uni­verso comu­nista, si arri­vò non a un trattato di pa­ce vero e pro­prio, ma a una composi­zi­one dei pro­blemi riguar­danti la Ger­mania (o le Germanie). Quel docu­mento fu chiamato Fi­nal Settle­ment e firma­to a Mosca il 12 settembre 1990, qual­che settima­na prima del­la proclama­zione ufficia­le della riuni­ficazione te­desca.

Vi si stabiliva che la Germania recuperasse piena sovra­nità entro il 15 marzo 1991, e che le ultime truppe sovietiche se ne andasse­ro entro il 1994. Due guerre mondiali e due terribili sconfitte tedesche per arrivare all’Europa d’oggi dove, nonostante tutto e tutti, la Ger­mania è la prima della classe.

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