Diplomazia ferma e bombe sui civili: il cessate il fuoco in Ucraina è ancora lontano

Nonostante le azioni messe in atto dall'amministrazione Trump, non sembra esserci ancora la possibilità di una tregua nel prossimo futuro

Diplomazia ferma e bombe sui civili: il cessate il fuoco in Ucraina è ancora lontano
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La metà di aprile è ormai passata e la situazione in Ucraina, per il momento, è rimasta inalterata. Gli sforzi diplomatici per porre fine alla guerra, spinti dalla promessa di Donald Trump di far terminare il conflitto in trenta giorni, si sono arenati e la Russia continua la sua offensiva e guadagna progressivamente nuovi territori.

L’11 marzo scorso, era parso possibile fare dei progressi dopo che Kiev aveva accettato la tregua incondizionata proposta dalla Casa Bianca, ma Mosca aveva rifiutato di aderire senza ricevere concessioni significative, come l’allentamento delle sanzioni e lo stop delle forniture militari al Paese invaso, ritenute inaccettabili dagli Usa e dall’Unione europea. Un’impasse immediato, dunque, mentre le bombe hanno continuato a colpire le città ucraine.

Kryvyi Rih, Sumy, Kherson. Attacchi che hanno provocato più di cinquanta vittime tra i civili e danneggiato le infrastrutture strategiche, aumentando la pressione sulla popolazione e sollevando molti interrogativi sull’efficacia degli sforzi diplomatici. In molti hanno criticato l’approccio dell’amministrazione Trump e, in particolare, quello dei suoi inviati apparentemente disposti ad accettare le richieste russe, come il riconoscimento del controllo di Mosca sulla penisola di Crimea.

La Nato, da parte sua, ha ribadito il sostegno al Paese invaso e, durante la visita del segretario generale Mark Rutte a Odessa, è stata sottolineata l’urgenza di fornire a Kiev sistemi di difesa aerea e missili. Un’opzione, questa, attualmente in valutazione da parte del governo francese, tedesco e polacco. Sul tavolo, inoltre, vi è l’ipotesi della creazione di una forza internazionale per garantire il mantenimento di un eventuale cessate il fuoco. Un piano, questa, immediatamente respinto dalla Russia, che non vuole soldati dell’Alleanza atlantica sul suolo ucraino.

Nel frattempo, Kiev non può fare altro che continuare a difendersi contando principalmente sul sostegno dell’Unione europea. Diversi analisti sostengono che questo sia il momento in cui i 27 devono fare un salto di qualità nel loro supporto a Zelensky, in termini sia militari, sia finanziari. Anche su questo fronte, però, la situazione sembra essere bloccata, in particolare per quanto riguarda l’utilizzo degli asset russi congelati.

L’ultimo giocatore in questa complicata scacchiera, la cosiddetta “coalizione dei volenterosi”, ha prodotto risultati scarsi e non sembra pronta a diventare quella forza di deterrenza che dovrebbe venire in contro alle richieste di garanzie del presidente ucraino.

E questo, in parte, è dovuto anche all’incertezza di un possibile sostegno americano, soprattutto per quanto riguarda la condivisione d’intelligence e la copertura aerea. In tutto questo, le forze del Cremlino avanzano e, giorno dopo giorno, logorano sempre di più le difese ucraine, che senza una soluzione in vista rischiano di spezzarsi da un momento all’altro.

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