«Non è un'escalation. È il presupposto per rafforzare le difese ucraine per contrastare la preannunciata controffensiva russa». Il generale Carlo Jean, esperto di strategia militare e di geopolitica, è convinto che l'invio di nuove armi a Kiev non determinerà un inasprimento del conflitto.
Zelensky, però, non vuol parlare con Putin e ha detto che «è ora di colpire il tiranno». Non sono parole che possono ulteriormente scaldare gli animi?
«Zelensky tiene su il morale delle sue truppe e sostiene che il supporto occidentale porterà alla vittoria, ma i carri armati che saranno inviati sono un centinaio e non cambiano la situazione. È una decisione che ha solo un effetto politico perché Putin puntava di contare sulla disgregazione del fronte di sostegno all'Ucraina, ma gli Alleati hanno dato prova di essere uniti».
Perché l'Occidente teme così tanto la controffensiva russa?
«Perché dovrebbe comprendere l'impiego di molti dei riservisti che sono stati mobilitati per riconquistare Melitopol. È quella la città che darà la possibilità di puntare sia verso il mare d'Azov sia verso la Crimea».
L'Ucraina può riconquistare la Crimea?
«Credo possa riconquistarla solo in caso di collasso completo del sistema di comando russo. Crisi che è abbastanza visibile con le polemiche che ci sono tra il comandante del gruppo Wagner e i ceceni contro i generali dell'esercito. Un esercito che subisce una forte crisi cambia spesso i propri comandanti, ma il ritmo di questi cambiamenti è difficile che si sia verificato nella storia militare».
Cosa cambia dopo la decisione degli Alleati di inviare nuove armi?
«A breve termine non cambia niente. Una volta che arrivano i carri armati tedeschi, i Leopard 2, e gli Abrams americani, ma soprattutto i challenger inglesi ed eventualmente i Leclerc francesi, l'Ucraina potrebbe costituire delle brigate corazzate però ci vuole parecchio tempo perché diventino efficienti anche da un punto di vista logistico».
Chi sta vincendo la guerra?
«Siamo in una situazione di stallo e dipenderà tutto dalla controffensiva di primavera. Mentre Putin ha difficoltà a ordinare nuove mobilitazioni perché c'è una resistenza da parte dell'opinione pubblica, in Ucraina sembra che la mobilitazione patriottica sia riuscita perfettamente. Si pensa che un nuovo corpo d'armata ucraino diventerà operativo nel mese di febbraio».
Zelensnky, quindi, anche se ha dovuto cambiare alcuni ministri, è più forte di Putin?
«Ora c'è uno stallo perché la Russia, sebbene impieghi massa di artiglieria e di fanteria del gruppo Wagner, 50mila uomini perlopiù ex carcerati, non riesce a sfondare. È una guerra di logoramento. Se l'Ucraina riesce a ottenere un sufficiente numero di carrarmati, di veicoli corazzati, di artiglieria semovente e mezzi aerei mobili, può passare da una guerra d'attrito a una guerra manovrata in cui ha dimostrato di essere più brava della Russia».
Spiragli di pace, quindi, non se ne vedono?
«La diplomazia continua, ma le posizioni della Russia e dell'Ucraina sono così lontane che nessuno pensa di ottenere vantaggi in un tavolo di trattative e, perciò, aspetta. Tutti sono convinti di poter avere vantaggi sul campo di battaglia, la guerra continua».
Perché la Germania era dubbiosa sull'invio di nuove armi?
«Non dimentichiamo che il mentore di Scholz, Gerard Schroeder, era dirigente di Gazprom, e che le materie prime russe sono essenziali per la Germania. È per questo che Scholz cerca di non spingere troppo sull'acceleratore e ha posto la condizione di non essere l'unico a fornire i carrarmati».
La guerra continuerà a lungo?
«Temo di sì.
La guerra sta diventando una specie di Corea in cui ci sono una serie di azioni, avanzate e ritirate. A un certo momento, la situazione sarà così statica che si giungerà a una specie di accordo. Difficile che gli ucraini riescano a cacciar via completamente i russi e che i russi riescano a rompere il fronte ucraino».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.