Evgeny Prigozhin non si trova in Bielorussia come concordato con Aleksandr Lukashenko dopo il rientro dell'ammutinamento del 24 giugno scorso contro il governo russo. A dichiararlo è lo stesso leader bielorusso in un incontro con la stampa registrata a Minsk e rilanciato dall'agenzia nazionale Belta.
Prigozhin, per Lukashenko, è a San Pietroburgo. "Dov'è stamattina? Forse è andato a Mosca, forse da qualche altra parte, ma non è sul territorio della Bielorussia", ha detto. Insomma, il fondatore del gruppo Wagner si sarebbe ritirato nei suoi luoghi nativi, nei giorni in cui la polizia di Mosca mette il faro sulle sue attività e perquisisce le sue abitazioni e la sede del gruppo da lui fondato.
I rapporti tra Lukashenko e Prigozhin
Lukashenko ammette di non conoscere comunque con certezza la localizzazione del capo mercenario più noto di Russia e di non aver notizie dei suoi spostamenti nelle ultime settimane. Il presidente bielorusso aveva fatto da mediatore nella pace tra Prigozhin e Vladimir Putin per aumentare la sua capacità negoziale agli occhi del Cremlino e nelle scorse settimane più volte un aereo privato riconducibile a Concord, la holding di Prigozhin, era stato visto dai siti di monitoraggio del traffico civile fare la spola tra la Russia e Minsk. Ma su dove sia Prigozhin sembra essere calato un alone di mistero.
L'Institute for the Study of War ha ricordato il 28 giugno scorso che le garanzie per l'esilio che Lukashenko avrebbe dato a Prigozhin riguardavano, in primo luogo, la tutela della sua incolumità personale e il proseguimento dei suoi affari. Ma ad oggi l'ex "chef" del Cremlino non sembra essere convinto del passaggio definitivo in Bielorussia. Un motivo di questa reticenza potrebbero essere preoccupazioni personali legate agli affari del gruppo Wagner, che Putin mira gradualmente ad assimilare e a portare sotto il controllo del Cremlino. Oppure le rivelazioni del Moscow Times secondo cui l'Fsb e l'Svr avrebbero di fatto preso in ostaggio la famiglia del capo della Wagner dopo il suo ammutinamento per convincerlo a rientrare dai suoi propositi.
Buio informativo sulle sorti del capo della Wagner
Dei famigliari di Prigozhin, in particolare della moglie Lyubov Prigozhina e dei figli Polina Prigozhina e Pavel Prigozhin, non si hanno notizie precise dal 24 giugno scorso. Mentre invece è chiara la volontà di Putin di portare avanti una graduale character assassination del suo ex fedelissimo davanti all'opinione pubblica russa, che guardava positivamente al comandante ritenuto protagonista per i risultati sul campo della Wagner a Bakhmut e Soledar, facendo denunciare pubblicamente il ritrovo di denaro contante, lingotti d'oro, armi, documenti falsi e perfino cocaina negli uffici della Wagner. Le parole di Lukashenko lasciano aperte mille supposizioni, ma certamente l'assenza di Prigozhin in Bielorussia è l'ennesimo giallo in una vicenda torbida.
Interessante anche il fatto, al contempo, che Lukashenko abbia di fatto smentito l'idea che i mercenari al soldo di Mosca si stiano muovendo in Bielorussia per minacciare Kiev: "Per quanto ne so, i combattenti - combattenti molto seri del la Wagner - sono nei loro campi permanenti. In quei campi dove si trovavano dopo il ritiro dal fronte per il riposo e la riparazione dei mezzi. C'è una rotazione normale per una guerra del genere. Dopo Bakhmut, sono stati portati al loro campo, e sono lì oggi. Se avremo bisogno di utilizzarli, lo faremo immediatamente", ha detto il leader di Minsk all'agenzia nazionale, smentendo anche l'idea di un concentramento Wagner in Bielorussia. Difficile da pensare in passato, ancor meno oggi che è certo, per bocca del capo dello Stato, che nel Paese satellite assurto a mediatore Prigozhin non c'è.
E il capo mercenario divenuto "fantasma" continua a far parlare e speculare sulle sue prossime mosse. Un interesse che mostra come con Prigozhin e la Wagner la Russia, i suoi alleati e i suoi nemici dovranno fare i conti a lungo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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