Gustav fa paura ma non uccide E adesso fa rotta verso il Texas

Venti a 170 chilometri orari, pioggia torrenziale Ma la potenza è inferiore a quella prevista

Gustav è arrivato. Meno potente di quanto temuto e in una città semideserta, dove il piano di evacuazione ha funzionato molto meglio di quanto accadde nel 2005 con Katrina. Ma è arrivato. E, insieme all’acqua del mare e del Mississippi e al vento, che ha investito New Orleans alla velocità di 170 chilometri all’ora, ha portato con sé il ricordo di un incubo già vissuto. È forse questo, il ricordo, il trauma maggiore per gli abitanti della città e per gli americani tutti. Perché questa volta la strage è stata evitata e i danni, alla fine, sono incomparabilmente inferiori rispetto a quelli del 2005. Qualche canale, è vero, nel primo pomeriggio di ieri ha iniziato a straripare oltre gli argini, qualche parcheggio è stato sommerso dall’acqua, ma nessuna casa è stata inondata. E, soprattutto, nessuno è morto.
La parte esterna dell’uragano aveva già fatto sentire il suo effetto in Louisiana, con pioggia e forti venti, fin dalla notte tra domenica e lunedì, ma il centro di Gustav ha raggiunto la costa solo in mattinata e l’impatto è stato a Cocodrie, a sud-ovest di New Orleans. Al contatto con la terraferma, l’uragano è passato dalla categoria 5 alla 2, continuando a perdere progressivamente di intensità nel corso della giornata e scendendo fino a categoria uno.
Per tutto il giorno gli occhi del mondo sono stati puntati soprattutto sul Canale industriale, nel settore Ovest della città, che costituisce uno degli sbarramenti più fragili del sistema a protezione del centro abitato. Ma gli argini hanno tenuto, così come il ponte della zona industriale, e l’acqua, comunque straripata, non ha inondato le abitazioni. Gli esperti avevano previsto che il livello delle acque sarebbe salito di 3-4,25 metri, ma il sistema di paratie e dighe rafforzato dopo il disastro Katrina per resistere a un innalzamento delle acque fino a 8,5 metri, ha fatto il suo dovere.
Smentiti, dunque, gli allarmi lanciati nei giorni scorsi dalla Fema, l'Agenzia Usa per le emergenze: «Sarà un disastro, gli argini si romperanno a una parte della città finirà sott’acqua». Invece, niente di tutto questo. Un esito «soft», dovuto certamente alla clemenza della natura, ma anche all’efficace operazione di evacuazione, che ha permesso a circa 2 milioni di persone di allontanarsi dal delta del Mississippi. Memore delle inefficienze e delle leggerezze che nel 2005 permisero a Katrina di devastare New Orleans e tutta la regione, l’amministrazione americana ha agito con tempestività e lo stesso presidente George W. Bush ieri ha sottolineato che l’organizzazione delle attività di prevenzione e soccorso è stata «molto migliore» della risposta data in occasione di Katrina» e ha lodato «lo spirito di collaborazione» che ha consentito di gestire «in modo soddisfacente un’enorme evacuazione».

Ora, secondo gli esperti del National Hurricane Center, l’osservatorio meteorologico sugli uragani, Gustav raggiungerà la zona orientale del Texas nella mattinata di oggi. Ma dall’Oceano stanno già arrivando altri due potenziali pericoli: l’uragano Hanna e la tempesta Ike.

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