Haiti, italiana rapita assassinato il marito

La donna vive da anni sull’isola. Fu sequestrata già nel 2005

Manila Alfano

L’hanno fatto per la seconda volta nel giro di un anno. Come un accanimento, ancora una volta la vittima prescelta era lei, Gigliola Martino Vitiello, 66 anni, che da 30 anni vive ad Haiti dove ha aperto un’attività di commercio di forniture elettriche insieme al marito Guido e ai due figli.
Il primo sequestro il 17 giugno del 2005. Quella volta Gigliola era stata rapita nel pieno centro di Port au Prince, la capitale di Haiti. Portata via mentre passeggiava con il marito in mezzo a tantissima altra gente. «Un rapimento-lampo a scopo di estorsione. Da escludersi l’ipotesi di sequestro politico», aveva dichiarato la Farnesina in quell’occasione. Il console onorario italiano, Giovanni De Matteis, aveva provveduto a informare le forze Onu che da tempo presidiano la capitale haitiana del sequestro della nostra connazionale e l’unità di crisi del ministero degli Affari Esteri seguì l'evolversi del rapimento in collaborazione con l’ambasciata francese a Port au Prince e la missione dell’Onu.
Il sequestro si risolse in 24 ore. Allora si disse che determinante era stata l’altissima considerazione che un suo cognato medico godeva nella popolazione haitiana.
Ieri, a distanza di poco più di anno, l’incubo si è ripetuto. Ma i banditi questa volta modificano il piano. Vanno a scovarla direttamente a casa, nel quartiere residenziale di Bourdonne. Qualcosa però non funziona. Sfondano la porta e trovano anche il marito, forse inaspettatamente. Perdono la testa. Scatta la violenza, lo picchiano, lo legano ad una sedia e, prima di scappare con Gigliola, gli sparano. L’uomo è stato ritrovato in condizioni disperate, ma per la lentezza dei soccorsi non ce l’ha fatta. All’ospedale è morto con l’ultima immagine davanti agli occhi della moglie nelle mani dei banditi.
Scattato l’allarme, sono partite le ricerche della donna. Ieri Enrico Giucciardi, ambasciatore italiano a Santo Domingo con competenza su Haiti, si è recato a Port au Prince, accompagnato da un esperto consolare, per seguire la vicenda da vicino e fornire assistenza ai due figli dei coniugi italiani.

L'Unità di crisi della Farnesina si tiene in stretto contatto anche con l'ambasciata di Francia nella capitale haitiana che già lo scorso anno collaborò alla positiva soluzione del sequestro della signora Martino Vitiello.

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