Hanno vinto gli ultrà della carota

La carota, dopo il bastone. Una dose industriale di carota, dopo i colpi feroci di bastone inferti sulla schiena di «moggiopoli» dalla sentenza della Caf, riformata ieri in modo consistente, clamoroso addirittura. La stagione degli sconti di pena decisa da Sandulli e dai quattro giudici superstiti della Corte federale ha un paio di spiegazioni semplici, semplici, elementari quasi. Sono circolate sui giornali nelle ultime ore: evitare il ricorso al Tar da parte di società, dirigenti e tesserati a vario titolo, scongiurare il rischio del crac in borsa di due titoli, Juventus e Lazio, con ricadute sui conti Fiat da un lato e su quelli dello Stato per il mancato versamento delle tasse promesso da Lotito. Di fatto la prima mossa avrebbe paralizzato la partenza dei prossimi campionati, da ridiscutere contratti televisivi e ruolo del calcio azzurro nelle coppe europee. L’allarme sparso dai circuiti finanziari, nel secondo caso, ha svolto il ruolo di persuasore occulto. In un paese di don Abbondio, Sandulli e i suoi sodali non hanno avuto il coraggio di fare gli eroi, di sfidare le piazze e gli ultrà degli stadi. E hanno scritto di pugno una strisciante amnistia che ha ridotto del cinquanta per cento le staffilate promulgate in primo grado da Ruperto e dai colleghi della Caf. Solo la Juventus è finita in serie B. A Torino hanno strepitato come verginelle circasse ma è stato l’avvocato della società a patteggiare la pena. A qualche settimana di distanza, quella trovata geniale si è rivelata un autogol, probabilmente.
Molte feroci censure si possono sottoscrivere, alcune spietate critiche si devono condividere. Ma un merito storico, a Sandulli, va iscritto. La sua corte ha definito in modo incancellabile il confine tra il cuore degli illeciti, Moggi, Giraudo, Mazzini, i due designatori e la loro cricca, con l’inevitabile vantaggio tratto dalla società regina, la Juventus, e il resto della compagnia finita nel tritacarne dall’inchiesta di Borrelli e dalle richieste di Palazzi. A proposito: sono i due grandi sconfitti del Parco dei Principi, l’albergo romano diventato per una sera l’ombelico del mondo grazie alla presenza di Condoleezza Rice. Il perimetro è dunque disegnato: dentro è rimasta la Juventus, fuori sono stati collocati Fiorentina, Lazio, Milan e Carraro, l’ex presidente della Federcalcio della vergogna, come lui stesso si definì nel corso di una intercettazione telefonica. E da questa graduatoria di responsabilità nessuno più potrà tornare indietro, provando a riscrivere la storia dello scandalo più torbido dello sport italiano. Il club di Diego Della Valle è stato graziato, riacquistando la serie A nonostante una striscia consistente di illeciti: ha usato alla grande i giornali della scuderia firmando addirittura un editoriale con lo pseudonimo di Dragoslav Sekularac. Congratulazioni.

La sostanziale assoluzione di Franco Carraro è una spazzatura che non si può nascondere sotto il tappeto: con lui a capo si aggiustavano campionati, non può cavarsela con una ammenda e una diffida, quasi si trattasse di una banale contravvenzione.
P.S.: se la sentenza della corte Federale dovesse portare, infine, alle dimissioni di Guido Rossi e del suo pittoresco seguito, beh la riconoscenza per Sandulli diventerebbe addirittura eterna.

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