Piero Pizzillo
Torna alla ribalta il caso di Franco Henriquet, il fondatore dellAssociazione Gigi Ghirotti che da anni presta assistenza ai malati terminali e sostegno alle loro famiglie, senza risparmio di energie, iscritto nellottobre scorso nel registro degli indagati con lipotesi di «detenzione di sostanze stupefacenti». I mesi sono trascorsi velocemente, tra attestati di solidarietà e consegne di premi al benemerito professore, nonchè inviti per una sua partecipazione alla vita pubblica. Nel frattempo linchiesta del pubblico ministero Francesco Pinto è andata avanti, e ieri è giunta al capolinea. Il pm ha notificato allinteressato e al difensore Massimo Boggio latto conclusivo delindagine (Acip), in cui ribadisce laccusa di «detenzione illecita di stupefacenti». Entro 20 giorni la difesa potrà presentare delle richieste, dopodichè il pm formulerà al gip listanza di rinvio a giudizio, o, in linea teorica, di archiviazione. «Faremo le nostre valutazioni - ha dichiarato lavvocato Boggio - e poi chiederemo di essere interrogati».
La vicenda nasce dal fatto che nel corso di una perquisizione eseguita dai carabinieri del Nas presso la sede della Ghirotti, furono trovate e sequestrate sostanze quali la morfina e il gardenale, abitualmente utilizzate nellassistenza ai pazienti per lenire lo straziante dolore nella fase terminale della malattia. Va ricordato che non era stata una perquisizione del tutto tranquilla, perchè, dopo avere scoperto in un armadio le due confezioni di morfina e cinque o sei di gardenale, uno dei militari non si stancava di ripetere: «Per queste cose si va in galera». «Come a voler minacciare larresto», commentò il professore il 18 ottobre scorso, prima di entrare nellufficio del pm per linterrogatorio. In quelloccasione Boggio disse che «il professore non era a conoscenza dellinvolucro con le confezioni incriminate, quindi non deteneva». Quel giorno si apprese anche che quel sacchettino, restituito dai parenti di un paziente deceduto, e che per un errore degli stessi conteneva, tra i farmaci non utilizzati, e che potevano servire per altri ammalati, anche quelli che sono classificati come stupefacenti. Farmaci che «la Ghirotti non ha mai dispensato perchè vengono prescritti e somministrati da medici appartenenti alle strutture sanitarie pubbliche».
Quel giorno il professore si avvalse della facoltà di non rispondere «proprio per sottolineare - affermò il legale - il nostro stupore e disorientamento per unaccusa del genere»: Henriquet presentò una mermoria in cui dimostrava che, se fosse stato a conoscenza della morfina, avrebbe avuto tutto il tempo per sbarazzarsene».
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