«Ho cambiato il Chelsea con un vaffa...»

Sì, probabilmente ha fatto ancora un piacere al vecchio Milan, raccontando quel che oggi gli capita negli spogliatoi. «Ero abituato al silenzio e alla tensione, giocatori che nemmeno si parlavano tanto erano concentrati. E, invece, ora entro nello spogliatoio prima della partita e sento una musica che non mi piace, proprio di m... Sì, musica rap scelta da Malouda o Mikel. L’idea non mi entusiasmava, la musica ancora meno, però ho deciso di lasciar fare. E visti i risultati...». Carlo Ancelotti l’ha raccontato a Galliani. Deve essere stato illuminante e fulminante, se nello spogliatoio milanista domenica è comparsa la musichetta della Champions. E il Milan ha vinto. Potrebbe essere la nuova via: musica, calcio, affari e risultati d’oro.
Invece la nuova vita di Ancelotti è lastricata di novità e piccole storie. Nemmeno fosse un italiano in America. L’Inghilterra sta diventando la sua America e lui già così cult ed anche così cool che, detto da quelle parti, significa fantastico, piacevole, insomma un mix di stile e comportamenti, vincente ovviamente. E allora Ancelotti, con quel sorriso all’emiliana, può dire ciò che vuole. Oppure seguire il consiglio di Ray Wilkins che da ex milanista conosce le abitudini del nostro calcio ma anche quello della sua isola. «Quando sei arrabbiato e non ti vengono le parole in inglese parla in italiano, vedrai che i giocatori capiranno tutto dall’espressione del viso». Detto e fatto, ha raccontato Ancelotti. «Liedholm mi ha insegnato a non urlare mai tra un tempo e l’altro, perché ci sono pochi minuti per far arrivare le giuste informazioni. Ma quella volta stavamo perdendo 2-0. Allora seguii il consiglio di Ray... mi venne subito un vaffa... eppoi tutto il resto». In effetti il “vaffa...” è un’espressione di grande presa internazionale, non c’è giocatore straniero che non lo impari fra le prime tre parole del vocabolario italiano. Tranne i russi lo capiscono tutti. Molto più realistico e di immediata percezione del «non sono un pirla» che ci ha rifilato Josè Mourinho. Ancelotti ne ha fatto un grido di battaglia per il Chelsea che, per il vero, da quel primo tempo con il Reading non ha più fatto scherzi.
Nell’intervista ai giornali inglesi, Carletto si è sbizzarrito a raccontarsi, passando dai rapporti con il padre a quelli con la religione. E regalando la sua personalissima classifica degli attaccanti. E Drogba, non solo per ragioni di comodo, sta in cima alle preferenze. «Mai allenato un trascinatore come lui. È un campione vero, quasi impossibile giocargli contro.

Inzaghi era furbo, Shevchenko non altrettanto forte di testa. E così Crespo o Del Piero. Drogba è sul piano di Ibrahimovic, Fernando Torres e Eto’o». Guarda caso tutti gli attaccanti che avrebbe voluto al Milan e nessuno gli ha preso.

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