«Ho “piegato” Tremonti: darò soldi a tutti i giovani»

Con Berlusconi altro che Casta. Stiamo diventando stakhanovisti

da Roma

La trovi al termine di una giornata di mare, e lei ci ride su: «Oh, almeno la domenica! Con Fini siamo passati dal parlamento che faceva le settimane corte, al fatto che siamo gli ultimi italiani ad andare in vacanza. Con Berlusconi credo che il governo lavori il triplo... Altro che Casta, a Palazzo Chigi si corre per il premio Stakhanov!». Giorgia Meloni, ministro della Gioventù, non è ancora andata in ferie, ma è al settimo cielo perché in Consiglio dei ministri - venerdì, senza troppi clamori mediatici - ha strappato cinque milioni di euro per il progetto che più le sta a cuore, «le comunità giovanili», il primo finanziamento per costruire luoghi di aggregazione autogestiti, e combattere l’alienazione dei ragazzi.
Scusi se mi impiccio, ma Novella 2000 due settimane fa l’ha intercettata a Ponza, a bordo di un gozzo.
(Ride) «Visto che lusso? Io se salgo su una scialuppa sono già al mio top».
Il più giovane ministro d’Italia è una bella preda per i rotocalchi...
«Vorrei dire una cosa seria, si può?».
Prego.
«Se tu vai a fare una giornata al mare con i tuoi amici di sempre, persone normalissime, e scopri che tutti sono finiti sotto il teleobiettivo...».
Si incazza?
«No, non mi faccia dire quella parola. Però mi rendo conto che anche una come me, che non vorrebbe cambiare nulla della sua vita e odia la Casta...».
Ogni tanto vorrebbe sparare ai fotografi...
«Nooo, ci mancherebbe! Però avverte la tentazione di preservare i suoi amici, e magari di andare a nascondersi da qualche parte. Quanto ai fotografi...».
Gli forerebbe le gomme?
«Figurarsi. Però magari rompere l’obiettivo, come nei tempi eroici della Dolce vita, ecco... Oh, scherzo!».
Questa domenica, insomma, l’ha passata in una spiaggia esclusiva?
«Macché! Solito salto a Ostia e lettino da sette euro. È dove vado da una vita. Per fortuna lì nessuno pensa di trovarmi».
Vengono tagliati tutti i bilanci dei ministeri, come ha fatto a strappare cinque milioni?
«Forse mi sono battuta bene, chissà... In ogni caso, come si dice a Oxford, miracolosamente, Tremonti ha scucito».
Cos’è, lo ha ipnotizzato?
«Forse, dopo una legislatura insieme nell’ufficio di presidenza di Montecitorio, ha capito che se non ottenevo questi soldi lo aspettavo sotto casa... È una battuta, ovviamente».
Lo avevo intuito. Ma cosa sono le comunità giovanili?
«Una esperienza tutta da inventare. Abbiamo varato il progetto in modo che siano il luogo dove siano gli stessi giovani a diventare protagonisti».
Si dice sempre così.
«Stavolta sarà diverso. Ci sarà un bando, dei criteri trasparenti, la possibilità di accedere per chiunque».
Le faccio un esempio per lei urticante. Se a organizzarsi sono i giovani del Pdci?
«Non è urticante per nulla. Se stanno nelle regole, non ci interessa cosa pensino. Però cercheremo di evitare i ghetti - di sinistra o di destra - e di favorire le esperienze plurali. L’unica cosa che non vogliamo sono le sezioni di partito camuffate».
In che modo?
«Il primo e inderogabile criterio: negli spazi finanziati non ci potranno essere discriminazioni di nessun tipo».
Chi controlla?
«Oltre al dipartimento avremo anche un osservatorio, pensato per questo scopo, con le associazioni e alcuni soggetti di garanzia».
Ecco i vecchi babbioni.
«Macché. Ci saranno dei giovani anche lì: senza targhe di partito».
Come se la immagina la comunità ideale?
«Entri e c’è un palco, dove fare teatro, convegni, corsi di poesia. A fianco la sala prove, per chi vuol far musica senza pagare il pizzo di chi ci guadagna e magari impone vincoli di mercato».
Temo che una cosa così in Italia non possa esistere.
«C’è anche una piccola biblioteca, perché i ragazzi devono poter leggere anche se non hanno soldi. C’è, ovviamente, internet. E poi i campi per fare tutti gli sport. Le basta?».
Qualcuno troverà il modo per guadagnarci sopra e l’incanto finisce.
«Scherza? La prima regola, inderogabile, è: non ci deve essere fine di lucro».
E chi gestirà, il tutto?
«Gli stessi ragazzi».
Il più forte si impone.
«È previsto che ci sia un sano principio di elettività».
Lei pensa che possa funzionare?
«Senta, il mondo dei giovani un po’ lo conosco. Ho visto miracoli, in giro, nati senza soldi e con tanta passione. Ora chi vuol fare ha un aiuto in più».
Mi faccia un esempio.
«Le racconto una storia per tutte. Pino Maddaloni, medaglia d’oro di judo, azzurro: ha aperto una palestra a Scampia, dove è nato. Fa corsi - gratuiti - di judo per i ragazzi del quartiere».
Praticamente un eroe.
«Per me di più. Solo che voleva gettare la spugna, perché non lo aiutava nessuno. Ho letto queste sue parole e mi sono infuriata: “Tutto quello che ho, me l'hanno dato gli sponsor del Nord. A Scampia, dalle istituzioni, ho avuto una palestra in condizioni pietose. Purtroppo Napoli è inquinata dalla camorra e dalla cattiva politica”».
E ora?
«Abbiamo parlato. È uno che non molla, se qualcuno lo aiuta, continua.

Ecco, questi soldi servono per tanti progetti così, le alternative al muretto, gli avamposti della legalità i laboratori di creatività».
Quando arriveranno?
«Entro fine anno spero nel bando. Sarà una... rivoluzione. Lo scriva».

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