I disabili costringono la giunta a rimangiarsi la tassa

La Regione Liguria si smentisce e si boccia da sola facendo finta di dare la colpa al governo. Oltre un centinaio di disabili e loro familiari hanno pacificamente «invaso» ieri mattina la sede del consiglio regionale per chiedere una retromarcia alla giunta che aveva imposto una vera e propria tassa sull’assistenza a portatori di handicap in strutture residenziali e semiresidenziali. La nuova norma presentata dall’assessore alla Salute Claudio Montaldo avrebbe previsto una sorta di ticket per le famiglie che fino ad ora mai lo avevano pagato.
Di fronte alle decise quanto composte proteste delle associazioni dei disabili e di chi si occupa di loro come il Coordinamento regionale enti riabilitazione handicap (Corerh), tutta la maggioranza ha però fatto a gara a ripetere che loro sono d’accordo con i cittadini e che vogliono ritirare la proposta. Ovviamente non senza assicurare che la colpa è tutta del governo che avrebbe imposto l’introduzione di questa «compartecipazione» alla spesa dal momento che la Regione è sotto tutela per i conti della Sanità. «Non abbiamo bisogno di quei soldi - ha ripetuto Claudio Burlando - Ora abbiamo risanato i conti, ma il tavolo di monitoraggio del governo ci impone questa scelta». E per rafforzare la sua convinzione, il governatore scivola su una clamorosa gaffe: «Fosse per noi non ci sarebbe questa compartecipazione, così come daremmo farmaci gratuiti ai nefropatici e alle persone colpite da malattia rara, e pagheremmo le spese per la circoncisione dei bambini». Il paragone con il caso della circoncisione ha inevitabilmente causato la reazione dei familiari dei disabili che hanno costretto Burlando ad attenersi almeno all’argomento.
Per il centrodestra ha preso la parola il capogruppo di Forza Italia Gabriele Saldo, confermando la disponibilità a votare insieme alla maggioranza un ordine del giorno per rivedere la tassazione sui disabili. Molti invece i rappresentanti del centrosinistra che hanno preso la parola per ribadire la loro scelta al fianco dei disabili (scelta esattamente opposta a quella che sarebbe passata senza la rivolta delle famiglie), giustificandosi con la necessità di attenersi alle decisioni del governo. Ovviamente sorvolando sul fatto che anche in un recente passato la stessa maggioranza non ha mai avuto esitazioni a sfidare le indicazioni del governo, incappando in numerosi ricorsi alla Corte Costituzionale. Non ultimi i casi della tentata stabilizzazione dei precari o della legge contro i centri di permanenza per clandestini che hanno dato vita a forti scontri tra istituzioni. Una scelta che per aiutare i disabili però non era stata fatta.
Da parte di Aldo Moretti, presidente dell’Corerh, e di Enrico Pedemonte rappresentante delle famiglie di disabili è stata anche segnalata la necessità di un’attenta valutazione dell’operato di strutture e associazioni che lavorano per la riabilitazione dei disabili. Lo stesso Moretti ha rivolto un appello, finora inascoltato da tutti i consiglieri di entrambi gli schieramenti, a verificare sul campo, passando qualche ora nei centri, l’opera di sostegno dei disabili. «E piuttosto la Regione abbia il coraggio di definire questa imposizione un ticket - incalza il rappresentante del coordinamento - Così vedremo davanti a un giudice se disabili al 100 per cento sono tenuti a pagarlo».


Al termine del lungo confronto, durato circa due ore, il consiglio regionale ha approvato all’unanimità un documento nel quale si impone a Burlando di «acquisire la piattaforma proposta dalle associazioni dei disabili e ad attivarsi verso il governo nazionale in tutte le forme possibili per raggiungere gli obiettivi proposti, compresi quelli relativi all’adeguamento delle rette delle strutture». In altre parole, a fare marcia indietro. E Burlando ha già chiamato il sottosegretario per trovare una soluzione.

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