I fan di Apple? Come i devoti di una religione

Siete seguaci dell’i-filosofia, fanatici della mela morsicata, adepti del profeta Steve Jobs? Sembra proprio che la vostra devozione a Apple abbia una base scientifica. E sorprendente. Un gruppo di neuroscienziati inglesi ha infatti studiato il cervello dei «fanboy» delle invenzioni di Jobs e ha scoperto che davanti all’amato marchio ha le stesse reazioni dei fedeli a una religione davanti a immagini e simboli sacri. I risultati dello studio sono raccolti in un documentario andato in onda sulla Bbc, «Secrets of the Superbrands», «Segreti dei super marchi». Non arrivano a dire che la filosofia Apple sia come una fede, ma che i suoi fan la vivono con lo stesso fervore religioso. La cavia degli scienziati, guidati dalla professoressa Gemma Calvert, è stato Alex Brooks, redattore del sito «Word of Apple» che ha dichiarato di pensare all’azienda di Cupertino 24 ore su 24. Il suo cervello è stato sottoposto a risonanza magnetica e mentre lo osservavano i medici gli hanno mostrato prodotti Apple e prodotti concorrenti. Dall’esame è emerso che non solo le risposte cerebrali erano completamente diverse davanti a iPod e iPad rispetto agli altri oggetti, ma soprattutto erano identiche a quelle (studiate in precedenza) dei devoti di una fede. «I prodotti di Apple innescano bit (impulsi, ndr) identici del cervello di Brooks rispetto a quelli innescati da immagini religiose nei fedeli - hanno concluso i neuroscienziati -. Ciò suggerisce che i grandi brand della tecnologia hanno sfruttato o aperto le aree cerebrali che si sono evolute per elaborare la religione».
Lo scopo del documentario della Bbc era trovare il segreto del successo di brand come Apple, Facebook, Twitter e la prima puntata è stata dedicata appunto al cervello degli «Apple addicted». Per illustrare il culto della mela e l’emotività dei fedelissimi è stato mostrato il filmato girato in occasione dell’apertura dell’App Store di Covent Garden a Londra, uno dei più belli al mondo. Con la fila che si è formata la notte prima e il personale che caricava i clienti in una sorta di «frenesia evangelica». Clienti che una volta dentro il negozio non trovavano prodotti mai visti o offerte speciali inesistenti altrove. Gli autori della tv britannica hanno anche intervistato il vescovo di Buckingham, che per inciso legge la Bibbia sull’iPad. Il vescovo concorda con i risultati della ricerca scientifica e fa notare come lo Store di Covent Garden sia molto simile a una chiesa: pavimento in pietra, molti archi e tanti piccoli piedistalli con in cima i prodotti esposti come fossero idoli. C’è anche chi, tra i blogger esperti di hi-tech, azzarda una spiegazione sociologica. Il messaggio «magico» mandato dal brand creato da Jobs sarebbe paragonabile a quello mandato dai sacerdoti. La religione promette il paradiso, ma non subito. Il premio arriverà nell’aldilà, solo dopo aver fatto un percorso.

IPad e simili promettono di renderci più trendy, più popolari, ma è un’illusione. Il prodotto stimola questo desiderio del consumatore, senza però realizzarlo davvero. Cosa c’è di più irrazionale e comune? Forse solo la fede...

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