Arturo Diaconale
Chi sarà il candidato dei movimenti e dei no global alle primarie del centrosinistra? Toccherà a Gino Strada (che però si è già tirato fuori), a don Andrea Gallo, a don Vitaliano della Sala o all'ignoto Ivan Scalfarotto, manager italo-londinese che nessuno conosce ma che è sponsorizzato da Repubblica (forse per via del nome) e da Adriano Sofri, Sandra Bonsanti, Michele Serra e Sergio Staino?
Nessuno è in grado di dare una risposta a questo interrogativo. Perché Strada può sempre ripensarci. Perché i due preti d'assalto sarebbero ben felici di usufruire di un nuovo giro di visibilità mediatica. Perché l'oggetto misterioso Scalfarotto potrebbe riuscire a sbaragliare la concorrenza del medico miliardario anticapitalista e delle tonache rivoluzionarie grazie al sostegno della lobby scalfariana. E, infine, perché nella partita potrebbe spuntare a sorpresa il regista Nanni Moretti, che ha sempre detto di non voler fare politica ma che va considerato a pieno titolo il vero padre dei girotondi.
Il dilemma su chi possa essere il candidato della sinistra radicale alle primarie del centrosinistra non è di poco conto. Non tanto per il risultato, quanto per le conseguenze sugli equilibri interni della coalizione.
Chiunque sia il candidato dei no global e dei pacifisti estremisti, infatti, esso non cambierà il risultato finale della consultazione. Le elezioni primarie servono a dare a Romano Prodi quella investitura popolare che non possiede a causa dell'assenza nella coalizione di un suo partito di riferimento. E, a dispetto delle polemiche agostane tra Ds e Margherita, il Professore uscirà dalle primarie con l'investitura richiesta. Ma non è indifferente il risultato che potrà essere conseguito dal candidato della sinistra radicale. Perché tutti i voti che costui riuscirà a raccogliere saranno di fatto sottratti a Fausto Bertinotti. Ed ogni voto in meno per il segretario di Rifondazione Comunista servirà a ridurre il condizionamento di Romano Prodi dallo scomodo alleato della sinistra antagonista.
Il ragionamento è talmente lapalissiano che tra i sostenitori di Bertinotti incomincia a crescere il sospetto che sia proprio il Professore a favorire, attraverso la grande stampa amica e fiancheggiatrice, la nascita di una candidatura dell'ultrasinistra destinata a spezzare l'unità di tutte le forze antagoniste ed estremiste che si potrebbe determinare sul nome del leader di Rifondazione Comunista.
Strada, don Gallo, don Vitaliano, Scalfarotto o Moretti, in definitiva, potrebbero ritrovarsi nelle mani la sorte del centrosinistra. Se salta il «prodinotti», salta l'intera Unione.
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