I giovani del Lazio sono sempre più ansiosi e depressi

Insicuri e «schiavi» di internet e chat: lo rivela la Società Italiana di Psichiatria

Duccio Pasqua

I ragazzi del Lazio soffrono di ansia e depressione. Sono ventimila i giovani affetti dalla patologia, soprattutto nella fascia di età tra i dieci e i quattordici anni. Il dieci per cento di loro è depresso, soffre di ansia da confronto e di fobie da mancanza d’identità, ma solo il quaranta per cento è in contatto con gli specialisti. Di conseguenza, meno del trenta per cento dei casi di depressione viene diagnosticato, e appena il quindici per cento dei giovani pazienti riceve cure adeguate, oltretutto per brevi periodi: dopo un anno, solo un adolescente su sei è ancora in trattamento. I dati sono stati diffusi in apertura del quarantaquattresimo Congresso Nazionale della Società Italiana di Psichiatria, in corso in questi giorni in Abruzzo. Dati che la dicono lunga il grado di «insofferenza» dei giovani e che rivelano anche come sta cambiando l’evoluzione psichiatrica in base anche alle nuove tecnologie: sempre più ragazzi sarebbero in qualche modo dipendenti da rete e telefonini.
Spesso i preadolescenti hanno la sensazione di non essere all’altezza delle aspettative del gruppo, oppure si sentono incapaci di definire la propria identità e quindi di operare delle scelte. A questo si aggiungono la depressione e i disturbi del comportamento. Con l’aumentare dell’età, il problema colpisce di più le ragazzine (sessanta per cento dei casi): il sesso femminile può essere quindi considerato un fattore di rischio per i disturbi emozionali, al pari della convivenza con un solo genitore, dell’avere una madre poco istruita o una famiglia con reddito basso.
Ciò che più preoccupa gli specialisti, però, è la scarsità di diagnosi, dal momento che solo il quaranta per cento dei ragazzi con problemi psicologici è in contatto con un medico. La situazione è allarmante, se si considera che il cinquanta per cento dei disturbi dell’umore si manifesta proprio durante la preadolescenza. «I ragazzini in cui è stata riconosciuta una depressione difficilmente vengono curati in maniera corretta - è l’opinione di Luigi Ianiri, Presidente Regionale della Società Italiana di Psichiatria - e dopo un anno solo uno su sei è ancora in contatto con il medico. Anche tra gli adulti, gran parte dei pazienti con depressione interrompe il trattamento non appena comincia a sentirsi meglio. Purtroppo, cure inadeguate o non protratte abbastanza a lungo non fanno che aumentare il rischio di ricadute».
L’obiettivo della Società Italiana di Psichiatria, dunque, è «intercettare» i pazienti prima che sia troppo tardi, in modo da intervenire con le cure più opportune ed evitare le pesanti conseguenze dei disturbi mentali, come il suicidio, l’abuso di sostanze, i disturbi del comportamento alimentare o i problemi di adattamento sociale.
Strettamente legato alle difficoltà di socializzazione è un altro problema sollevato nel corso del congresso, ovvero l’abuso degli strumenti informatici. Il novanta per cento degli under 21, nel Lazio, usa in modo compulsivo il computer, passando le giornate su internet, tra chat e blog, e abusando anche del telefono cellulare. Così facendo, oltre diecimila ragazzi, soprattutto maschi, ogni anno sviluppano una forma di psicodipendenza.
Secondo le recenti stime degli esperti, un giovane su cinque fra i «tecnodipendenti» è anche affetto da un disturbo della personalità intesa come difficoltà di relazione con se stessi e con gli altri o da un’altra patologia mentale.

«Il profilo del ragazzo che si rifugia patologicamente nella rete - spiega ancora Ianiri - è quello di un soggetto fragile, con segni di una depressione che non riesce a contrastare, forse proprio a causa dell’incapacità di regolare le proprie emozioni. E tutto questo è vero anche per la dipendenza da telefonino. È essenziale, quindi, rivolgersi presto a uno specialista che sia competente nel campo delle tecnologie».

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