I giudici hanno confermato l’arresto ma senza disporre alcuna custodia cautelare per gli otto fermati sabato scorso durante la manifestazione Scontri al corteo anti-Bush: tutti in libertà

Già sono fuori prigione i «pacifisti» fermati sabato scorso durante la manifestazione anti-Bush. Ieri i giudici della quarta sezione collegiale del Tribunale di Roma hanno convalidato l’arresto, ma rimesso in libertà gli otto, disponendo l’obbligo di firma solo per Simon De Martino. I magistrati, presieduti da Stefano Meschini, hanno così respinto l’istanza del pm Andrea Mosca, che aveva chiesto la detenzione in carcere per tutti.
Il pubblico presente in aula ha accolto con un applauso l’immediata scarcerazione di Mauro Curcuruto, romano di 20 anni, Daniel Melinc, 33 anni, sloveno, Simon De Martino, 20 anni, francese, Alessandro Settepani, 21 anni di Perugia, Chiara Puletto, romana 25enne, Maharam Halli, 29 anni del Bangladesh, Akos Seres, ungherese di 25 anni, e Maurizio Deiana, romano di 28 anni.
Tutto sommato è andata bene a tutti, tranne che a De Martino, trovato in possesso di una mazzafionda e diverse biglie di metallo e costretto da oggi a recarsi in commissariato il martedì, il giovedì e il sabato dalle 19 alle 20. I reati contestati a seconda delle singole posizioni processuali vanno dalle lesioni, alla resistenza e violenza a pubblico ufficiale e travisamento di volto e sarebbero stati commessi durante i tafferugli scoppiati a Corso Vittorio nel tratto verso piazza San Pantaleo, tra piazza della Cancelleria, via dei Baullari e piazza Navona, con la «collaborazione» di altre trecento persone rimaste senza nome. La violenza a pubblico ufficiale è stata contestata con l’aggravante di aver commesso il fatto con corpi contundenti, introdotta con la legge 41/2007 approvata all’indomani della morte dell’agente Filippo Raciti, che prevede una condanna fino a 15 anni di reclusione. Il processo è stato aggiornato all’11 luglio prossimo quando gli imputati formalizzeranno la richiesta di essere giudicati con rito ordinario o alternativo.
«Ero alla manifestazione per la pace, non ho tirato alcun oggetto contro le forze dell’ordine, che anzi ci hanno lanciato lacrimogeni e caricato, per poi arrestarci», si sono difesi gli antagonisti. Solamente il bengalese Maharam Halli e Daniel Melinc si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, mentre gli altri sei hanno esposto la loro versione dei fatti.
«Non ho tirato sassi o bottiglie - ha sottolineato De Martino -, le biglie che avevo in tasca non le ho usate ma le stavo portando da mia zia nella casa in campagna». «Ero in un vicolo quando è partita la carica della polizia e sono stata colpita con i manganelli da 15-30 agenti», si è difesa invece Chiara Puletto. Settepani ha raccontato di essere venuto a Roma con la fidanzata per partecipare alla manifestazione: «Non ho resistito all’arresto, anzi ho ricevuto i complimenti da due agenti perché mi sono comportato bene».

Ognuno ha una storia da raccontare, una giustificazione. Nessuna colpa quindi. E le bandane? «Per difendermi dai lacrimogeni», risponde Curcuruto. E le bottiglie? «Trovate vicino a un cassonetto: tutti erano armati, io non avevo nulla», fa eco Seres.

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