I prof: «Non sapevamo cosa dire ai genitori»

(...) hanno manifestato contro il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Fioroni, ottiene tre importanti successi. Primo: entra nel Guinness dei primati per la più cospicua sospensione di massa nella storia della scuola italiana. Secondo: finalmente infrange uno dei tanti tabù di sinistra, quello che consente agli studenti di perdere impunemente giornate di lezione a volontà per partecipare a cortei, occupazioni, manifestazioni e scioperi, dimenticando che loro dovere primario e diritto inalienabile è l’apprendimento e che, non essendo prestatori d'opera, per loro la parola sciopero non ha senso. Terzo: riesce in tutto questo senza che da sinistra le diano di autoritaria e fascista. Complimenti, dunque, professoressa Magistrelli, per aver messo questo punto fermo.
Ma un particolare mi sfugge: come si è comportata la preside d'acciaio quando cortei e proteste non erano contro un ministro di sinistra ma, praticamente una volta alla settimana, contro il suo predecessore di centrodestra Letizia Moratti? Giacché, fatte le debite proporzioni, in quei casi la Thatcher del «Caterina da Siena» avrebbe dovuto chiudere la scuola per tutto l'anno. Ma ci spiega che la sua iniziativa è dovuta ai «reclami esasperati dei genitori».

Benissimo, ora sappiamo che i dirigenti scolastici prendono provvedimenti disciplinari, anche di massa e indiscriminati, non in autonomia ma su richiesta dei genitori. Allora ragazzi, per scioperare sentite mamma e papà. Col loro permesso si può.

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