I sindacati a Monti: "Il capitolo pensioni non è ancora chiuso"

Bonanni: "Il governo scelga se stare dalla parte della trasparenza o delle lobby". Angeletti: "I lavoratori sono gli unici che remano in questo Paese"

I sindacati a Monti: "Il capitolo pensioni  non è ancora chiuso"

Chissà se il presidente del Consiglio Mario Monti riuscirà a godersi le festività natalizie nella sua residenza milanese in piena tranquillità. Le misure contenute nel decreto salva Italia continuano a infiammare il dibattito politico e, soprattutto, a scaldare gli animi dei sindacati. Che anche alla vigilia di Natale non hanno lesinato frecciate nei confronti dell'esecutivo. I temi sono sempre gli stessi: lavoro, pensioni, crescita e fisco. 

"Non vorremmo scoprire che l'unica riforma che si farà in Italia è quella delle pensioni", ha dichiarato il leader della Uil, Luigi Angeletti, che poi ha rincarato la dose chiedendo più garanzie per il mondo del lavoro che è "quello che rema in questo Paese. Noi, i lavoratori siamo quelli che remano, gli altri sono passeggeri e spesso non pagano nemmeno il biglietto".

Il leader Uil pretende concertazione e afferma: "Pensare di poter fare scelte contro questo sindacato è una grave illusione. Lo dico a questi professori che conoscono il paese per aver letto molto sui libri e vissuto troppo nelle università ma troppo poco nelle fabbriche".

Sul capitolo della previdenza, il leader della Cgil Susanna Camusso non ha nessuna intenzione di deporre l'ascia di guerra e al presidio sindacale davanti a Monte Citorio contro la manovra, avvisa Monti: "Il governo sappia che la partita non è chiusa e se pensa che basti andare dritto troverà ostacoli contro cui rischierà di andare a sbattere".

Anche il segretario della Cisl, Raffele Bonanni non le manda a dire, rivendica anche lui la necessità di "un accordo tra governo e forze sociali, sostenuto dai partiti" e di "trasparenza in tutto ciò che si decide. Fuori da questa logica ci sono le corporazioni e le lobby: il governo scelga da che parte stare".

Secondo il leader Cisl "i mercati non credono a un paese che impoverisce i lavoratori e tassa i poveri. Lo spread aumenta perché nessuno crede che questi provvedimenti faranno crescere il paese".

"La vera riforma strutturale che andrebbe fatta in questo paese per sostenere la crescita, di cui non vi è traccia nella manovra del governo e che invece noi rincorriamo da anni è quella fiscale", hanno rivendicato i tre leader, chiudendo i presidi di protesta a Monte Citorio. "Noi - affermano all'unisono Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti - abbiamo bisogno di diminuire le tasse sul lavoro, perché questo è l'unico incentivo a far diventare il lavoro conveniente. Questa è la vera sfida del governo se davvero vuole migliorare il nostro paese".

Poi la Camusso detta l'agenda al governo e offre la sua ricetta: "C'è una strada che il governo può prendere: intervenire sul cuneo

fiscale, cioè tornare a discutere delle grandi ricchezze e della patrimoniale, per abbassare il peso fiscale sui pensionati. Se non si salvano le condizioni dei lavoratori e dei pensionati, non si salva il paese".

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