I VERI ORFANI DEL FASCISMO

O bella ciao. Stamattina mi sono svegliato e Berlusconi è tornato l’invasor. Il tentativo di fare un’opposizione senza gridare al nuovo fascismo è durata lo spazio di un Veltroni. Cioè nulla. Appena il leader del Pd s’è eclissato, come vi avevamo raccontato con un filo di timore nei giorni scorsi, voilà: o partigiano, portami via, che mi sento di morir, sono tornate le barricate e la voglia di Resistenza. O, almeno, pseudo-Resistenza. E se io muoio da antiberlusconiano, tu mi devi seppellir.
«Siamo un Paese in libertà vigilata», titola l'Unità. «C'è il rischio fascismo», esplicita Liberazione. Giovanni Sartori mette in guardia contro i «dittatori democratici». Eugenio Scalfari nel suo sermone domenicale scomoda lo Stato Assoluto di Re Sole (ma senza sole, con la «fanghiglia») e non bastandogli la Resistenza invoca un nuova Rivoluzione Francese (cercasi interpreti per il ruolo di Robespierre). Marco Travaglio già evoca il martirio e sogna di essere arrestato. Mancano Giorgio Bocca che fonda il Cln al barbaresco e Curzio Maltese nei panni di staffetta della Val d'Ossola, e poi il quadro sarebbe completo.
Ma l'antiberlusconismo non era finito? Non ci avevano detto che «il principale esponente dello schieramento avverso» non sarebbe mai più stato dipinto come il demonio? Non avevano promesso un'opposizione ferma ma costruttiva? E dove sono finiti costoro? Addio loft, addio toni soft: il catastrofico tramonto del veltronismo porta con sé, come inevitabile corollario, il ritorno all'odio per il Cavaliere, come unico collante possibile delle tante anime in pena della sinistra. Gridano «attenti al Duce», nella speranza che le urla coprano il vuoto dei loro discorsi.
Il fatto che il governo funzioni, decida, piaccia è, in questo senso, un’aggravante. E qui arriva il vero guaio. Perché in realtà molti dei provvedimenti decisi in queste ore meriterebbero di essere discussi, migliorati, perfezionati. Ieri Mario Cervi ha parlato su queste colonne, con un articolo che condivido in pieno, di problemi che il disegno di legge sulle intercettazioni potrebbe creare alla libertà di stampa. Oggi Geronimo, con un articolo che condivido di meno, solleva altri dubbi. Personalmente non mi fanno impazzire i limiti alla cronaca e i soldati a perlustrare i quartieri delle città. Ma per migliorare questi provvedimenti c'è bisogno di un'opposizione (e di commentatori) capaci di dare contributi, di proporre idee sui giornali e emendamenti in Parlamento. Mettersi sulle barricate, parlare di Re Sole e di piazza Venezia, a chi serve? A bloccare il Paese. A non decidere, ancora una volta, a lasciare i problemi irrisolti.
È strano: siamo circondati dalle emergenze, ma è come se ci piacesse rimanere imprigionati in esse. Come se fossimo stati colti dalla sindrome di Stoccolma dello sfascio. Tanto peggio, tanto meglio: Travaglio in questi giorni l'ha pure teorizzato. Ci piace così, andare a ramengo, piangendoci addosso. Magari approfittandone. Mussolini (quello vero) diceva che governare gli italiani non è difficile, ma è inutile.

Provare a dargli torto non è la cosa più democratica che ci sia? E per dargli torto che si può fare, se non governare? Alle volte, però, sembra che sia proprio quello che fa paura: e così resta l'amara impressione che molti di quelli che in queste ore riscoprono l'antiberlusconismo militante, in realtà non temono l'avvento (futuro) della dittatura. Temono l'avvento (presente) di un governo. Si capisce: erano disabituati ad averne uno.
Mario Giordano

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