È un imam l’anima nera dietro la madre di Sanaa

SOSPETTO Il perdono in seconda battuta sa di costruito, la donna sta vivendo a casa del religioso

PordenoneC’è qualcosa che non quaglia, che non convince nel «perdono» della mamma di Sanaa. «Ha sbagliato mia figlia - avrebbe detto Fatna El Kataoui - e per questo perdono mio marito». Solo un giorno prima, probabilmente quando il dolore e la rabbia non erano ancora state intercettate dall’imam di Pordenone, Moahmed Ouatiq, la donna aveva gridato al Gazzettino: «Voglio mia figlia, voglio mia figlia. Mi ha tradito. Ha ucciso la mia cara, ha ucciso Sanaa».
Basta chiedere a qualsiasi donna come si comporterebbe nei confronti di un marito che ha ucciso la figlia: tutte reagirebbero come ha fatto Fatna subito dopo aver appreso che suo marito, Dafani El Kataoui, aveva sgozzato l’adorata figlia Sanaa, 18 anni, solo perché aveva scelto un fidanzato italiano e quindi infedele. Il perdono in seconda battuta sa di costruito.
Ecco perché sembra assumere un significato particolare il ruolo dell’imam Mohamed Ouatiq, che in questi giorni ha seguito e assistito la donna, facendole anche da interprete, non si sa quanto fedele, per via del suo italiano imperfetto. Lo stesso Ouatiq che si è subito premunito di puntualizzare che «non si può colpevolizzare l’Islam perché questa (l’omicidio di Sanaa) è una tragedia dettata dall’ignoranza. L’omicidio è ingiustificabile, inaccettabile». Il Gip ha intanto convalidato il fermo di El Ketawi contestandogli altre due aggravanti: aver agito con crudeltà e mosso da motivi futili. «Era una settimana che ci provavo», sono state le uniche parole dell’uomo che si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il difensore di Dafani, Leone Bellio, non ha escluso di chiedere una perizia psichiatrica per il suo assistito.
La mamma di Sanaa, affranta dal dolore, si è presentata ai giornalisti avvolta in un fazzoletto, lo hijab, e con una tunica rosa. Alla presenza dell’imam, e sottoposta a una domanda brutale («Lo perdona?»), la donna ha risposto in italiano: «Lo perdono, è il padre delle altre due figlie. Sanaa ha sbagliato ad andarsene senza dire niente, non avevamo mai visto il fidanzato, non sapevamo dove dormiva».
Eccolo, dunque, il motivo per cui il padre l’ha ammazzata, in un impeto d’ira: il fatto che la figlia diciottenne se ne era andata con Massimo De Biasio, 31 anni. La differenza d’età, questa è la tesi cara anche all’imam, che ci tiene a evitare qualsiasi riferimento religioso al delitto. Peccato che dal letto d’ospedale dov’è costretto per aver tentato fino all’ultimo di difendere la ragazza, De Biasio smentisca totalmente questa ricostruzione: «La religione - ha detto De Biasio - è stato questo il motivo per cui l’ha ammazzata. L'età non c’entra assolutamente niente.
L'aveva anche scritto sui messaggi: «se vi vedo insieme, vi ammazzo». Ma non avrei mai pensato che fosse arrivato a fare una cosa del genere». A sollevare delle perplessità sull’operato dell’imam di Pordenone e sulla genuinità del perdono della mamma di Sanaa è anche la deputata del Pdl Souad Sbai, che tra l’altro presiede anche Acmid Donna, l’associazione delle donne marocchine in Italia. «Perché - si chiede l’onorevole Sbai - la signora Fatna El Kataoui, madre di Sanaa, non si trova nella propria casa, ma nell’abitazione dell’imam di Pordenone? Chi è l’imam di Pordenone? Perché rilascia in prima persona dichiarazioni di perdono per il marito, suo connazionale, da parte della signora? Forse perché e tenuta in ostaggio nel tentativo di imporle il silenzio?».


L’unica cosa certa è che Sanaa sarà sepolta in Marocco. «Avverrà a Ramat, in Marocco, seguendo scrupolosamente il precetto - ha confermato proprio l’imam Ouatiq - che prevede che il defunto sia rivolto verso la Mecca».

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