Incredibile inchiesta P4, tanti gossip, pochi fatti: è coinvolta mezza Italia

Botte per tutti nelle carte su Bisignani: dalla Gelmini alla Carfagna, da D'Alema a Bocchino. Nel mirino anche Moretti (Fs)

Incredibile inchiesta P4, 
tanti gossip, pochi fatti: 
è coinvolta mezza Italia

Diciannovemila pagine di inter­cettazioni am­bientali e telefo­niche. I pm di Napoli bat­tono un nuovo record proiettando la giustizia italiana nel girone dell' incredibile. Tanto sforzo (e tanti euro) per dimo­strare che Luigi Bisigna­ni, lobbista di lungo cor­so e dispensatore di con­sigli (a volte non richie­sti), conosceva e parlava a lungo e tutti i giorni con mezza Italia che conta: ministri, onorevoli di ogni partito, giornalisti, finanzieri. Cioè faceva il suo lavoro. Di reato, se­condo il gip (che ha re­spinto ritenendoli infon­dati 17 capi d'accusa, tra i quali associazione se­greta e associazione a de­linquere) c'è soltanto l'ipotesi di favoreggia­mento ( aver avvisato per­sone terze, tra le quali Gianni Letta, di possibili indagini in corso). Ma ciò nonostante, il pm Wo­odcock ha però dato in pasto all'opinione pub­blica tutto il voluminoso incartamento, un gossip giudiziario che nei pros­simi giorni diventerà una ennesima bomba mediatica. Qualcuno ver­rà rovinato nella sua vita privata, altri danneggiati in quella professionale. Parole in libertà, giudizi e opinioni diventeranno condanne senza che un riscontro, e tantomeno una sentenza, ne abbia­no provato l'illegittimi­tà.

Ormai siamo diventati il Paese degli spioni e de­gli spiati. Se un politico cerca alleati è un mascal­zone, se un giornalista (ma soltanto alcuni) va a caccia di notizie e di con­ferme, idem. Salta il con­fine tra la vita privata e quella pubblica. Oltre a una smisurata ricerca di protagonismo e notorie­tà, l'obiettivo è chiaro: de­stabilizzare, creare con­fusione, fare paura. Lo Stato di polizia ipotizza­to dai reduci e nostalgici di Mani pulite sta pren­dendo forma. All'epoca venne usato un metodo feroce: ti sbatto in galera e aspetto che confessi al­meno un reato. Oggi il cri­terio è soltanto apparen­temente più civile: ti in­tercetto per giorni, mesi, e poi ti sputtano con so­ci, amici e parenti divul­gando tutto a prescinde­re dai reati. Siamo al gol­pe giudiziario in piena re­gola. Nessuno è rispar­miato. C'è l'uomo forte del governo (Letta), le mi­nistre e le sottosegreta­rie ( Gelmini, Prestigiaco­mo, Carfagna, Santan­chè), ma anche un lea­der scomodo dell'opposi­zione (D'Alema) e un candidato astro nascen­te (Montezemolo). Di questi signori solo uno, Mauro Moretti, numero uno delle Ferrovie, sareb­be indagato.

Per gli altri, nessuna accusa. Il mes­saggio della magistratu­ra è chiaro: qui coman­diamo noi, noi decidia­mo chi fermare e chi no. E nessuno provi a ribel­larsi, perché altrimenti dai cassetti potrebbero spuntare nuovi nastri.

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