Influenza A, a Lecco grave una bimba di tre anni

La Regione Lombardia dà ordine agli ospedali di ridurre i ricoveri programmati: "Servono più posti letto". Cominciata la distribuzione del vaccino: da Settala partono i camion con 400mila dosi per le Asl lombarde. Oltre 500 le telefonate arrivate alla guardia medica nel fine settimana

Un altro ricovero per influenza. Stavolta è toccato a una bimba di tre anni, che versa in condizioni gravi all’ospedale Manzoni di Lecco. Dopo essere risultata positiva al tampone, la piccola è stata sottoposta al trattamento antivirale dell’H1N1, tuttora in corso, nel reparto di terapia intensiva. Con tutta probabilità, nei prossimi giorni si presenteranno casi simili, in tutta la Lombardia. Per questo dalla Regione arriva un imput a tutti gli ospedali: ridurre il numero dei ricoveri programmati per le altre patologie e liberare posti letto, da tenere pronti in caso di emergenza durante queste settimane di picco influenzale. In sostanza: rimandare tutti gli interventi non urgenti per fronteggiare il vero sos, quello del virus della suina. Al momento sono tre i pazienti ricoverati al Sacco, uno al Niguarda (su 180 bambini visitati). «C’è un po’ di afflusso al pronto soccorso e bisognerebbe cercare di contenerlo - spiega l’assessore lombardo alla Sanità Luciano Bresciani -. Le Asl dovrebbero spingere più a curare questi pazienti a casa quando non hanno complicazioni. Abbiamo qualche problema negli accessi ospedalieri e quindi entriamo nella fase in cui è necessario ridurre i ricoveri programmati in modo da lasciare flessibilità per il futuro». Nel fine settimana sono arrivate oltre 500 chiamate alla guardia medica: mamme apprensive che chiedevano consigli sul da farsi, ma anche pazienti bisognosi di indicazioni e cure a domicilio. «All’una di notte - spiega Giovanni Campolongo, responsabile provinciale dello Snami, il sindacato dei medici - ho visitato l’ultimo paziente, che ci aveva chiamato alle sei di sera e che ha dovuto aspettare quasi sette ore. Per fronteggiare questa emergenza ci sono troppi pochi medici, servono nuove assunzioni per garantire un servizio adeguato».
Intanto la Lombardia ha dato ufficialmente il via alla seconda fase della vaccinazione: da oggi sono disponibili le dosi contro l’influenza per le donne gravide al secondo trimestre e per i bambini sopra i sei mesi con problemi cardiaci, respiratori o congeniti. Nelle Asl lombarde arriveranno 400mila fialette di antinfluenzale e solo nei prossimi giorni saranno vaccinate tra le 150mila e le 200mila persone. La Croce Rossa Italiana consegnerà, in tutta Italia, un milione e 200mila dosi di vaccino a cominciare da Pomezia (Roma) per il centro sud e da Milano per tutto il nord Italia. I camion carichi di vaccino partiranno nel pomeriggio da via Buozzi a Caleppio di Settala (Milano) e, Asl dopo Asl, raggiungeranno tutta la Lombardia.
«La situazione - tiene a puntualizzare il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni - è totalmente sotto controllo. Si tratta di un’influenza diffusa ma non particolarmente grave. Invitiamo nuovamente a rivolgersi al medico di famiglia perché non occorre andare all’ospedale».
Molti medici di famiglia hanno ammesso di non essere favorevoli alla somministrazione del vaccino («Tanti pazienti - sostengono - hanno ancora in circolo il vaccino antinfluenzale dell’anno scorso contro l’australiana») e hanno deciso di non aderire alla campagna di somministrazione delle dosi contro l’H1N1. «Non sono obbligati a farlo - risponde il presidente Formigoni -. I medici hanno discusso con la Regione le modalità di applicazione di questa vaccinazione. Noi siamo tranquilli e tutto si sta svolgendo secondo i programmi».
A ridurre il livello di preoccupazione sulla diffusione del virus è anche l’assessore Bresciani. Dopo i tre casi di decesso in Lombardia, Bresciani precisa che «la causa prioritaria non è mai stata l’influenza A. Due decessi sono stati causati da una polmonite e uno da uno scompenso cardiaco.

L’influenza A è stata solo una co-infezione che tuttavia non ha causato la morte».A smussare gli allarmismi è anche il direttore scolastico regionale Giuseppe Colosio: « «Abbiamo chiesto alle scuole di segnalarci se ci sono situazioni acute - spiega - e finora non sono arrivate segnalazioni».

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