L'osteoporosi è una malattia dello scheletro caratterizzata da ossa fragili e soggette a fratture. Tale condizione è la conseguenza di un deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo o di una riduzione della sua massa. Dati alla mano, in Italia ne sono colpiti 4,5 milioni di individui, di questi due su tre sono di sesso femminile. Inoltre si stima che dopo i 50 anni, per una donna su tre e per un uomo su cinque il rischio di frattura aumenta considerevolmente.
Le cause dell'osteoporosi
La causa principale dell'osteoporosi è l'invecchiamento. Con l'avanzare dell'età si verifica un marcato riassorbimento delle ossa e, dunque, una riduzione della massa minerale. Esiste poi una predisposizione genetica per la patologia che, come già accennato, è tipica del sesso femminile.
Nella sua insorgenza, infatti, sono implicati gli estrogeni, ormoni indispensabili per la salute dello scheletro. Durante la menopausa la quantità degli stessi si riduce in maniera drastica e viene così meno la loro funzione protettrice. Non bisogna però dimenticare l'esistenza di altri fattori di rischio che predispongono alla comparsa dell'osteoporosi:
- Scarsa attività fisica
- Celiachia
- Insufficiente assunzione di calcio con la dieta
- Ipertiroidismo
- Prolungata immobilità a letto
- Assunzione di farmaci cortisonici, chemioterapici, antiepilettici
- Abuso di alcol
- Esposizione a radiazioni ionizzanti
- Fumo di sigaretta.
Osteoporosi, la speranza in una proteina
Gli osteoblasti e gli osteoclasti sono due tipologie di cellule cruciali per il mantenimento e il rimodellamento del tessuto osseo. Mentre gli osteoblasti sono responsabili della sintesi e del deposito di nuovo tessuto osseo, gli osteoclasti sono coinvolti nella rottura e nella rimozione del tessuto osseo vecchio o danneggiato. Un loro aumento porta alla perdita di massa ossea in condizioni come l'osteoporosi, l'artrite reumatoide e le metastasi ossee.
La soppressione della differenziazione degli osteoclasti può quindi servire come strategia terapeutica per prevenire la perdita ossea. Tuttavia i precisi meccanismi molecolari che governano il complesso processo di rimodellamento sono ancora poco chiari. In un nuovo studio pubblicato su Biochemical and Biophysical Research Communications, gli scienziati Tadayoshi Hayata, Takuto Konno e Hitomi Murachi dell'Università di Tokyo e il loro team hanno approfondito questo argomento.
Lo studio
I ricercatori hanno cercato di approfondire il ruolo di Ctdnep1, una fosfatasi (un enzima che rimuove i gruppi fosfato) in grado di sopprimere la segnalazione della proteina morfogenetica ossea (BMP) e le vie di segnalazione del fattore di crescita trasformate (TGF-Beta). Sia la proteina che il fattore di crescita sono implicate nella regolazione della differenziazione degli osteoclasti mediata dal recettore del ligando del fattore nucleare kappa B (RANKL).
In primo luogo il team ha esaminato l'espressione di Ctdnep1 nei macrofagi derivati dai topi trattati con RANKL e nelle cellule di controllo non trattate. Si è subito notato che l'espressione di Ctdnep1 è rimasta invariata in risposta alla stimolazione di RANKL. Tuttavia la fosfatasi si è localizzata in forma granulare nel citoplasma dei macrofagi e si è differenziata in osteoclasti.
Inoltre il downregulation dell'espressione genica di Ctdnep 1 non solo ha determinato un aumento degli osteoclasti positivi alla fosfatasi acida resistente ai tartrati (TRAP), ma ha altresì portato ad un incremento dell'espressione di marcatori di differenziazione cruciali, tra cui Nfact1.
Nel complesso questi risultati forniscono nuove intuizioni sul processo di differenziazione degli osteoclasti e rivelano potenziali bersagli terapeutici per il trattamento e la prevenzione dell'osteoporosi. Servono ora ulteriori approfondimenti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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