Insultate e bastonate alla festa di Capodanno perché cristiane

Treviso «Prostitute, infedeli, meritate di morire». Saranno le due di notte, il nuovo anno è appena sbocciato e in un appartamento di Cappella Maggiore, comune di neanche cinquemila abitanti del Trevigiano, a pochi chilometri da Vittorio Veneto, le proteste per il rumore dei festeggiamenti ritenuto eccessivo si trasforma in un’aggressione religiosa. «Picchiati dai vicini islamici perché siamo cristiani», grida in prima pagina Il Gazzettino citando la testimonianza di una delle vittime, Massimo Feltrin, colpevole di aver festeggiato Capodanno assieme a due amiche albanesi di religione cattolica. I vicini islamici, per la cronaca, sono anch’essi albanesi, ma di religione musulmana. Così è facile innescare l’ordigno accendendo la miccia religiosa, che ci mette niente ad accendere la polveriera del nazionalismo schipetaro minacciato dall’italiano che ti porta via le ragazze. Lory e Suela Rica, le due sorelle albanesi, decidono di organizzare questo party di fine anno assieme a tanti amici italiani. Loro sono cresciute qui e, per quanto orgogliose della propria origine albanese, si sono perfettamente inserite in una provincia che, per quanto governata da presunti sceriffi alla Gentilini, ha raggiunto il massimo risultato in fatto d’integrazione. Festone con amici, alcol quanto basta e decibel oltre il minimo consentito: San Silvestro autorizza questi eccessi.
Alle due tornano i vicini di casa albanesi, che evidentemente non gradiscono l’andazzo. Solo che le proteste trascendono. E così decidono di andare a dare una lezione a questo manipolo di infedeli. Ce l’hanno soprattutto con le connazionali. «Siete infedeli, meritereste di morire». Dalle parole alle botte, il passo è breve.
L’amico italiano cerca di difenderle. «Sta zitto che ti tagliamo la gola - lo minacciano gli islamici -. Presto ci sarà la resa dei conti, ve la faremo vedere». «Ci giudicano male perché ci siamo integrate nella cultura italiana», ha spiegato una ragazza.
I personaggi tornano con i rinforzi. In cinque, armati di mazze, hanno cominciato a picchiare. «Hanno dato una mazzata sulla schiena a un amico - hanno raccontato le ragazze - e colpito a una gamba un’altra amica».
Non è finita qui. Un paio di giorni dopo uno sconosciuto ha forzato una finestra e si è introdotto nella camera di Feltrin, colpendolo al volto mentre dormiva e lasciandolo insanguinato. I carabinieri stanno cercando di ricostruire l’accaduto ma chi ha subito quelle violenze ora ha paura. Adesso dicono che la religione non c’entra niente ma intanto annunciano di voler cambiare aria.


«Gli avevo detto solo di esprimersi in italiano - ha raccontato Feltrin ricordando l’episodio dell’ultimo dell’anno - e quello, per tutta risposta, mi ha preso per il collo e ha minacciato di tagliarmi la gola». È questo il codice penale che vorrebbero applicare anche a queste latitudini.

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