Basta pessimismo, torniamo a sognare il futuro

La ripresa arriverà quando ci ribelleremo alla mediocrità negativa e paralizzante

Non è vero che la recessione, rappresentando una sfida, stimola l'intelligenza, la fantasia, ci rende più creativi. Certo qualcuno reagisce così, ma guardando all'insieme della popolazione no, è vero il contrario, rende la gente più timorosa, apatica, ottusa. Perché, accorgendosi di non poter realizzare i programmi che si era posta, si deprime e poi, spaventata e delusa, si rifugia nel noto, in ciò che la impegna meno.

In Italia il grande periodo creativo è stato quello fra il 1950 e il 1968, l'epoca del «miracolo economico». In quegli anni abbiamo inventato la Vespa, la Cinquecento e la Seicento, la Lettera 22, Mattei ha creato l'Eni, Natta ha inventato la plastica. C'era il cinema di Rossellini, De Sica, Fellini, Monicelli, Sergio Leone, attori famosi a livello mondiale come Gina Lollobrigida, Sofia Loren e Mastroianni, scultori come Messina, Manzù, i Pomodoro, pittori come Morandi. E, nel campo della musica, Modugno, Mina, la Callas, nella letteratura Moravia, Sciascia, Tomasi di Lampedusa, Buzzati.

Nei periodi di espansione economica tutte le persone creative, vedendo gli altri agire, sono portate ad agire anche loro. Sperimentano, fanno cose nuove, e la gente, che ha fiducia nel futuro, le prova, le accetta, ne chiede altre. Vedendo che il merito viene premiato tutti sono stimolati a fare meglio. Oggi invece si rifugia nel sicuro, nel facile, nel banale e le persone creative rinunciano a inventare perché la loro opera non viene capita ed apprezzata. Vincono i mediocri che, timorosi che si veda la loro inferiorità, escludono i migliori, li ostacolano in ogni modo.

Io sono sicuro che ci sarà la ripresa. Ma avverrà solo quando la gente troverà la forza di ribellarsi a questa mentalità mortifera e paralizzante.

La ripresa è una rivoluzione in cui tutti dobbiamo essere pronti a cambiare le nostre abitudini, a fare nuovi lavori, a studiare ciò che non abbiamo mai studiato, a frantumare tutti i meccanismi con cui, con i politici, i burocrati, i sindacati, i magistrati, ci blocchiamo a vicenda. Finirà quando ritroveremo il coraggio e ci butteremo in avanti a testa bassa con ottimismo, tornando a progettare, a sognare il futuro.

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