Quando il corpo della Polizia si spacca è davvero un brutto segno per tutto il Paese. È quello che sta succedendo in queste ore sul caso degli applausi di solidarietà di un centinaio di colleghi ai quattro poliziotti condannati in via definitiva per la morte del giovane Federico Aldrovandi, avvenuta nel 2005 a Ferrara. Il ragazzo, fermato all'alba in stato confusionale (risultò che aveva assunto droga e alcol), secondo i giudici morì in seguito alle percosse subite durante le fasi dell'arresto.
Versione questa contestata dai quattro poliziotti e dai colleghi iscritti al sindacato al quale appartengono (il Sap), che chiedono la revisione del processo e si dicono per nulla pentiti dell'applauso. Non la pensano così gli aderenti all'altro grande sindacato di polizia, il Siulp, che hanno condannato con durezza il fatto, alla stregua del capo della Polizia e del ministro degli Interni Angelino Alfano. Già sono state annunciate misure punitive e severe. Centinaia di poliziotti, bollati dai loro vertici come complici di assassini, rischiano ora sanzioni disciplinari o anche di più.
Ministro contro poliziotti, poliziotti contro poliziotti. La verità è che, al di là di quest'ultimo episodio, la situazione è sfuggita di mano. In quel battimani c'è una rabbia più ampia. E non da oggi. Le forze di Polizia sono da troppo tempo lasciate sole tra l'incudine e il martello. Si pretende che proteggano le nostre città, fronteggiando migliaia di teppisti armati di tutto un po', ma se poi ci scappa un calcione di troppo vengono definiti «cretini» dal loro capo. Li si vuole per strada 24 ore al giorno a combattere criminalità di ogni genere, ma gli straordinari sono bloccati e gli avanzamenti di carriera non ricompensati economicamente. Per non parlare della tutela giuridica. Non si capisce perché se un magistrato sbaglia paga lo Stato, ma se sbaglia un poliziotto lui e la sua famiglia sono rovinati.
Tutti, delinquenti e drogati compresi, hanno i loro diritti.
Ma non è che gli unici a non averne devono essere i poliziotti, lasciati sempre con il cerino in mano. Punire quell'applauso non gioverebbe a nessuno. Se indegno, onesto sarebbe che a pagare fossero il livello politico e i piani alti della polizia. Ai quali non va il nostro di applauso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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