Il leader è chi scalda i cuori, non chi vince le primarie

Renzi, geneticamente, non appartiene alla sinistra. Il Pd lo ha preso come capitano di ventura e lui ha mobilitato il consenso e vinto la guerra

Il Partito democratico ha ingaggiato Renzi perché temeva di venire sconfitto tanto da Grillo che da Berlusconi. Renzi, geneticamente, non appartiene alla sinistra: è vivace, allegro, ottimista, non divide il mondo in salvi e dannati. Il Pd lo ha preso come capitano di ventura, a termine, con diffidenza, come facevano le città del Trecento e del Quattrocento. Renzi ha saputo mobilitare il consenso popolare e ha vinto la guerra. Ma avendo un seguito così grande, come succedeva allora, sta instaurando una Signoria.

La Signoria non è una dittatura perché non mette in prigione i nemici, non esilia, non manda al confino. Si limita a tener ben saldo il potere e a collocare in tutte le posizioni strategiche soltanto i propri compagni d'arme.
Nel centrodestra è rimasta in piedi solo Forza Italia che, nonostante le vicissitudini giudiziarie del Cavaliere, le Olgettine, il divorzio, l'espulsione dal Senato, le limitazioni nella campagna elettorale, l'abbandono di Alfano e della Meloni, continua ad avere il 17% dei voti. E, nelle elezioni regionali e comunali, è rimasta comunque il secondo partito. Oggi tutti riconoscono a Berlusconi di essere uno straordinario combattente e si è visto che c'è gente che gli è fedele fino alla morte.

Inoltre, dopo aver perso molti vecchi seguaci, oggi è circondato più di prima da giovani fiduciosi, attivi, tanto in Parlamento quanto nei club. Però, a differenza di Renzi che ha dei «compagni d'arme» uniti fra di loro, tra i giovani seguaci di Berlusconi c'è sempre qualcuno che vuol emergere, diventare il delfino o addirittura prenderne il posto, pensando di essere più bravo di lui. In realtà, Berlusconi non è sostituibile, come non è sostituibile Renzi e non è sostituibile Grillo. Ed è questa la maggior debolezza di Forza Italia.

Se il gruppo di giovani dalla faccia pulita che lo circonda fosse compatto, potrebbero recuperare molte posizioni perdute sul territorio, riacquistare credito e fra loro, un giorno, potrebbe anche emergere un vero nuovo grande leader. Il grande leader non è uno che vince le primarie, ma chi sa riscaldare il cuore di milioni di persone a dare loro una fede, una meta, una speranza.

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